Il grande momento del cibo «di stagione»
Consumare frutta e verdure di stagione è facile in queste settimane. L’offerta è abbondante e variata e in tavola non mancano sapori e colori. Mangiare quello che la stagione offre […]
Consumare frutta e verdure di stagione è facile in queste settimane. L’offerta è abbondante e variata e in tavola non mancano sapori e colori. Mangiare quello che la stagione offre […]
Consumare frutta e verdure di stagione è facile in queste settimane. L’offerta è abbondante e variata e in tavola non mancano sapori e colori. Mangiare quello che la stagione offre ha valenze positive, dal punto di vista salutistico ma anche ambientale. Sarà così anche nei mesi più freddi, quando nell’orto o al mercato la scelta diventerà necessariamente più limitata.
C’è stato un tempo nel quale portare in tavola alimenti «controstagione» era ritenuto un segno distintivo e un modo per impressionare favorevolmente i propri ospiti. Le fragole a Natale, le ciliegie a febbraio, gli asparagi in inverno erano alimenti costosi da produrre o semplicemente da far arrivare da lontano, che testimoniavano di contatti e relazioni, umane e commerciali, non alla portata di tutti. Insomma, gli alimenti fuori stagione erano un riferimento preciso alla ricchezza e al potere dei padroni di casa.
Oggi, è inutile nasconderlo, queste strategie comunicative (perché di questo si tratta) non impressionano più nessuno. Frutta e ortaggi fuori stagione si trovano al supermercato e sono alla portata di tutti. Mentre il cibo a km zero fa ormai parte della quotidianità. O almeno di quella raccontata. Non a caso molti personaggi che fanno tendenza, per non parlare dei grandi cuochi televisivi, si vantano di coltivare personalmente nell’orto dietro casa il cibo che consumano oppure che preparano e servono nel proprio ristorante. Che sia tutto vero non lo sapremo probabilmente mai.
Dove trovino il tempo, tra viaggi, presenze televisive, interviste, concerti, comparsate, pubbliche relazioni e famiglia, anche per zappare, piantare e annaffiare proprio non lo so. In ogni caso, è comunque positivo che sia ritornata ad affiorare (a tutto vantaggio del gusto, ma anche dell’ambiente e, direi, anche dello spirito) una dimensione fortunatamente mai scomparsa del tutto dalla nostra cultura: quella del cibo «di stagione», dell’autoproduzione, degli alimenti tipici del territorio. Una sorta di rivincita del mondo contadino, considerato per secoli culturalmente subalterno.
In Italia sono in crescita i giovani agricoltori assieme agli studenti degli istituti superiori di agraria. Una cultura e un insieme di saperi (come e quando si coltivano i piselli, come si prepara e si conserva una salsa di pomodoro, come si impasta e si cuoce il pane, ad esempio) che probabilmente si stanno lentamente recuperando e rinnovando.
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