Il primo decreto sul lavoro del governo Meloni, stando alle ultime bozze ieri in circolazione, dedicherebbe uno dei suoi articoli al risarcimento alle famiglie degli studenti deceduti durante alternanza scuola – lavoro (oggi «Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento», acronimo: «Pcto»). Durante il Consiglio dei ministri convocato lunedì 1 maggio, dovrebbe essere recepita l’intesa tra la ministra del lavoro Marina Calderone e il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che prevede lo stanziamento di 10 milioni di euro per coprire gli incidenti mortali in cui sono rimasti coinvolti gli studenti a partire dal primo gennaio 2018.

La decisione è stata presa dopo l’assurda morte di tre giovanissimi studenti in alternanza-scuola lavoro. «Giuliano ha perso la vita da lavoratore, ma era ancora uno studente e avrebbe dovuto essere protetto e tutelato» hanno detto all’AdnKronos i genitori di Giuliano De Seta, rimasto schiacciato, il 16 settembre 2022, da una lastra di ferro durante il suo tirocinio in una fabbrica di Noventa di Piave. Con le famiglie di Giuseppe Lenoci e Lorenzo Parelli stanno lottando affinché non accadano più simili tragedie. «È nata la Carta di Lorenzo, un manifesto contenente i principi fondanti per implementare la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro – dicono – Nella giornata del primo maggio vorremmo invitare tutti a riflettere profondamente sugli studenti, lavoratori di domani».

«Troppo poco, troppo tardi, troppo male» hanno risposto al governo sindacati e studenti. Primo tra tutti c’è il problema della sicurezza che, a loro avviso, non è efficace. «Si tratta di una norma a lungo richiesta dalla Cgil e dalla Flc negli incontri che il governo ha convocato sulla spinta emotiva prodotta dalle morti degli studenti Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci e Giuliano De Seta – spiega Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil – Tuttavia, le risorse stanziate ci sembrano davvero insufficienti rispetto alla platea degli studenti coinvolti».

«Invece di riflettere sul modello che si è rivelato inefficace, si pensa a metodi per risarcire le famiglie con 10 milioni di euro, per il governo questo è il costo di chi perde la vita nei Pcto» – afferma Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi – È in realtà un provvedimento volto a normalizzare l’idea che nei Pcto ci si possa infortunare o addirittura morire. Per noi in queste condizioni non si può continuare. Anche per questo saremo in piazza al fianco della Cgil nelle piazze del prossimo mese. È inaccettabile che si possa morire di scuola».

Non si può «rivendicare come un successo il mettere dei soldi per una famiglia che si trova in quel dramma: il governo deve fare in modo che queste cose non succedano più – dice Alice Beccari (Unione degli Studenti) – Abbiamo presentato una proposta che sostituisce i Pcto con l’istruzione integrata: laboratori pratici che non diventino sfruttamento di forza lavoro gratuita per le aziende, nelle scuole e non in fabbrica dove già ci sono problemi di sicurezza a monte».

Giovedì scorso, in un’audizione in commissione Cultura a Montecitorio, la ministra del lavoro Calderone «ha parlato dell’alternanza scuola-lavoro soffermandosi solo su assicurazioni e indennizzo, come se gli infortuni fossero ineludibili – racconta Elisabetta Piccolotti (Alleanza Sinistra-Verdi) – Ci saremmo aspettati anche una parola sui “controlli alle imprese” e una riflessione sull’opportunità, dopo tanti incidenti, alcuni mortali, di esporre i propri studenti a questi rischi».

In occasione della giornata sulla sicurezza sul lavoro l’Osservatorio sui Pcto del portale Skuola.net ha pubblicato ieri i risultati di un sondaggio su 2.500 studenti delle scuole superiori. Uno su 5 si è sentito in pericolo durante un’attività di alternanza scuola-lavoro. Solo 2 su 5 sono entrati in contatto con realtà lavorative. Il 61% ha «simulato» attività fuori da imprese e uffici. Meno della metà è stato seguito da un tutor. Uno su 10 dice di avere perso tempo. Il 57% pensa questo tipo di esperienza sia inutile.