Commenti

Il governo rischia grosso tra Ue e mercati

Il governo rischia grosso tra Ue e mercati

Conti pubblici Il governo rischia grosso e, stando all’espressione torva del ministro Giorgetti, lo sa. Il commento della Commissione Ue sulla Nadef è stato impassibile e freddo: «Valuteremo la conformità di questi […]

Pubblicato circa un anno faEdizione del 29 settembre 2023

Il governo rischia grosso e, stando all’espressione torva del ministro Giorgetti, lo sa. Il commento della Commissione Ue sulla Nadef è stato impassibile e freddo: «Valuteremo la conformità di questi piani con i pertinenti requisiti fiscali, comprese le raccomandazioni specifiche per Paese».

La realtà è che i “requisiti” per uno scontro tra Roma e Bruxelles ci sarebbero tutti. Il deficit 2024 al 4,3% e quello del 2025 al 3,6% dicono che l’Italia sfonderà di molto il 3% nell’anno del ritorno del patto di stabilità e non rientrerà neppure nel 2025. La notizia non può fare piacere a un’Europa che non intende tornare alla situazione precedente il Covid, quando i rapporti con l’Italia erano segnati da un eterno tira e molla sulla flessibilità.

C’è di peggio. La previsione di crescita per l’anno prossimo, l’aumento dell’1,2%, è in realtà solo un azzardato auspicio. Tutte le stime profetizzano una crescita al di sotto dell1% e le circostanze non autorizzano a sperare in meglio: la stretta della Bce forse non peggiorerà ma neppure si allenterà, la spinta dei vituperati bonus si esaurirà, la recessione tedesca sul fronte delle esportazioni e il caro prezzi su quello interno bastoneranno. La Nadef è più che ottimista e la Commissione, le cui stime parlano invece dello 0,8%, non può non rendersene conto. Dunque non dovrà solo essere flessibile: dovrà far finta di credere a ciò che è poco credibile.

Per ammorbidire Bruxelles Meloni e Giorgetti contano su diverse carte. Il ministro ha citata più esplicitamente di come non si può la prima, quando ha ricordato che «nella Commissione ci sono persone che fanno politica». Uno scontro con l’Italia in prossimità di elezioni che potrebbero registrare una possente ondata sovranista è poco consigliabile. Spingere “la moderata” Meloni verso le sponde degli estremisti di Identità, a partire da Salvini, lo è anche meno.

Il secondo elemento che l’Italia vuole giocare è la legge di bilancio. Anche questo Giorgetti lo ha detto fuori dai denti: sarà la manovra, in particolare per quanto riguarda la spesa pubblica, a dimostrare la serietà dell’Italia. I cordoni della borsa resteranno chiusi e ci si augura che i rigoristi apprezzino. La lavata di testa della premier, indirizzata non solo a Salvini ma anche a Tajani, si spiega così: si togliessero dalla testa di spendere per «inseguire il consenso». Salvini ieri ha finto di adeguarsi ripetendo il mantra della premier, «Non si può fare tutto insieme». Per quanto riguarda i suoi obiettivi, però, ha tenuto botta: «Il finanziamento per il Ponte ci sarà di certo».

Infine c’è il Mes, anche se qui Giorgetti è stato invece reticente. Il progetto della premier resta quello di “scambiare” la firma italiana necessaria per ratificare la riforma con dosi massicce di flessibilità e, si potrebbe aggiungere, di ottimismo sulle previsioni di crescita e di sforamento. Per questo sarà quasi certamente necessario far slittare per l’ennesima volta il dibattito e il voto della Camera. Sarebbero fissati per i primi di novembre, dopo una serie di rinvii dei quali si è perso il conto. È troppo presto. L’Italia non può perdere quella carta prima che la contrattazione sia definita, all’inizio dell’anno prossimo.

Non sono carte insignificanti quelle che il governo intende giocare. Ma non sono neppure certamente vincenti. Le incognite sono molte. La principale è la reazione dei mercati, che a differenza della Commissione sono insensibili alle logiche politiche. Ieri lo spread ha ballato per tutto il giorno intorno ai 200 punti, poi ha chiuso in ribasso a 193. Ma è evidente che quel fronte si è riaperto. Poi c’è la decisione dei Paesi rigoristi di non arretrare, soprattutto in fase di discussione sul nuovo patto. Il momento di massimo pericolo arriverà se e quando le previsioni della Nadef si riveleranno troppo rosee, in primavera. Per il governo, in Europa, sta per aprirsi un percorso di guerra.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento