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Il governo Orbán: l’Unione inviti tutti gli Stati membri a difendere i confini

Il governo Orbán: l’Unione inviti tutti  gli Stati membri a difendere i confini

Ungheria «Pronti allo stato d’emergenza». È sempre mano dura con i migranti

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 11 settembre 2015

Situazione sempre critica in Ungheria con il governo che ha in agenda, secondo l’annuncio delministero degli interni, la possibilità di dichiarare lo stato d’emergenza «in tutto il paese». Röszke continua a vivere giornate di caos e di tensione; i numerosi migranti si mettono in fila per prendere gli autobus. Siriani, afghani, iracheni e pachistani arrivano a centinaia e vengono tenuti provvisoriamente in campi gestiti dai volontari o in quelli controllati dalla polizia. La loro ansia di partire e raggiungere la meta prescelta è grande, la paura di finire in un campo e restarci lo è ugualmente. Nessuno ha intenzione di chiedere asilo all’Ungheria, paese considerato economicamente depresso se l’obiettivo di chi fugge è trovare un tenore di vita migliore non soltanto dal punto di vista economico. Chi pensa che sia tutta povera gente che in patria faceva la fame si sbaglia; non pochi migranti, infatti, raccontano di essere stati titolari di negozi o di altre attività che rendevano. La guerra ha poi cambiato le loro vite.
Tra le regole che il governo ungherese considera fondamentali c’è quella per la quale occorre distinguere i migranti che scappano dalla guerra e dalle persecuzioni e quelli che invece lasciano il loro paese d’origine per motivi economici. Questi ultimi, secondo l’esecutivo, devono essere rimandati indietro. Il problema, a parere del premier Viktor Orbán, va affrontato con umanità ma anche con razionalità e rigore. Infatti i volantini fatti diffondere dal governo lungo il percorso meridionale che porta nello Stato danubiano dicono che l’Ungheria accoglie volentieri chi ha bisogno d’aiuto ma che coloro i quali entrano nel paese illegalmente rischiano il carcere. Severità quindi, ma occorre far sfogare questo traffico di persone che affollano campi e stazioni, così ieri si è diffusa la notizia che, a sorpresa, l’esecutivo ha deciso di trasportare in autobus i migranti che superano il confine dalla Serbia e come già precisato coloro i quali aspettano questi mezzi sono tanti. I bus vanno a Gyor, città dell’Ungheria nordoccidentale, che dista poco più di 50 chilometri dal confine con l’Austria e circa 120 da Vienna.
Intanto a Budapest quella dei migranti alla stazione Keleti continua ad essere una presenza quotidiana. Centinaia di loro vengono fatti salire sui treni diretti a Vienna e a Monaco di Baviera ma ieri è arrivata la notizia della decisione delle Ferrovie austriache (OBB) di bloccare il transito di treni da e per l’Ungheria. Il provvedimento, ha scritto il quotidiano austriaco Kronen Zeitung, è stato preso per un imminente sovraccarico dovuto all’ingente afflusso di migranti. Del resto i più recenti ingressi in Ungheria hanno fatto registrare un nuovo record: 5 mila arrivi in ventiquattr’ore.
A maggior ragione di fronte a questa situazione così complessa Budapest ritiene necessaria una politica più restrittiva e severa basata su un attento controllo dei confini per proteggere l’intero continente dall’invasione di migranti. Un approccio più blando e permissivo, secondo Orbán, porterebbe alla fine dell’Europa.
Questa settimana il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó ha detto al quotidiano d’opposizione Népszabadság che quello delle quote è un passo nella direzione sbagliata dal momento che si riferisce alla sistemazione di soli 60 mila migranti allorché dall’inizio dell’anno in Ungheria ne sono arrivati circa 170 mila. «Ci aspettiamo che l’Ue raccomandi a tutti i paesi membri di proteggere a dovere i suoi confini esterni» ha aggiunto Szijjártó secondo il quale la Grecia sta ignorando le regole di Schengen.
Insomma la diplomazia ungherese sottolinea che coloro i quali sono in pericolo di vita per motivi legati a guerre o a persecuzioni politiche devono essere accolti secondo una regola basata su principi morali, religiosi e legali, ma che l’Europa non è pronta all’arrivo di centinaia di migliaia se non addirittura di decine di milioni di migranti economici.
Szijjártó ha anche detto al giornale che la stampa internazionale ha dato vita ad una campagna contro l’Ungheria. Le immagini della videoreporter Petra László ripresa nell’atto di scalciare e sgambettare alcuni migranti ha fatto il giro della rete scatenando reazioni sdegnate.

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