“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro precario”. Striscioni come questo, affisso alle mura di palazzo Medici Riccardi sede della Prefettura di Firenze, stanno accompagnando dal sud al nord della penisola le proteste dei lavoratori somministrati del Viminale, che dall’inizio della settimana manifestano perché il loro contratto è scaduto il primo gennaio e non è stato rinnovato. Si tratta nel complesso di 1.150 giovani precari assunti a inizio 2021 da Manpower e Gi.Group, in missione nelle strutture periferiche del ministero per occuparsi di regolarizzazione dei migranti ma anche di flussi, ricongiungimenti familiari e, dallo scorso anno, dell’emergenza dei profughi ucraini. Ragazze e ragazzi perlopiù laureati che, dopo tre proroghe e 21 mesi di lavoro intenso e non certo facile in prefetture e questure, sono stati lasciati a casa dal ministro Piantedosi senza un perché.
“Abbiamo iniziato con la gestione delle pratiche del settore immigrazione – racconta Michele – e cioè permessi di soggiorno, nulla osta e pratiche di emersione dal nero, poi nel tempo siamo diventati anche dei ‘tappabuchi’ per smaltire l’arretrato degli uffici, vista la carenza di personale”. Accanto a lui Elena: “Io mi occupavo del rilascio dei permessi per i cosiddetti ‘irregolari’ che, accompagnati dal loro datore di lavoro, avevano trovato un impiego nei servizi di cura, in genere badanti e domestici. Un lavoro necessario ma impegnativo, che ora è fermo lasciando migliaia di pratiche da smaltire”.
A sostenere la mobilitazione ci sono la Nidil Cgil, la Felsa Cisl e la Uiltemp. Pronte a dar voce a chi si occupava di dare una soluzione lavorativa e di vita a migliaia e migliaia di migranti che hanno diritto alla regolarizzazione: “E’ stata una scelta politica del governo quella di lasciarci a casa – denunciano i manifestanti – ma così facendo sono andati in crisi gli uffici. Il precariato è una scelta non del lavoratore ma di chi decide, di chi l’occupazione la offre”, Analogo il giudizio dei sindacati: “Occorre tutelare questi addetti, che tra l’altro sono già formati e hanno competenze specifiche. E’ stato un errore non dare continuità a un servizio che era fondamentale nella gestione dell’immigrazione”.
Per i 400 lavoratori assegnati alle questure, contrattualizzati con Gi.Group, è stato istruito un avviso di procedura negoziata con clausola sociale, fatta valere dai sindacati, ma senza certezza sui tempi. Insomma restano in un limbo. Invece per le prefetture al momento nulla è stato fatto per dare continuità al lavoro dei circa 600 somministrati che erano impiegati in quegli uffici. Infine ci sono altri 177 addetti delle commissioni territoriali, il cui lavoro è stato prorogato fino a marzo ma senza una prospettiva certa.
La richiesta dei sindacati è quella di assorbire i somministrati con concorsi che riconoscano nei punteggi l’attività svolta. “Che si creino sacche di disoccupazione tramite strutture statali, per di più colpendo servizi così importanti, è inaccettabile. Il governo ha fatto un grave errore a non aver trovato una soluzione per prorogare i contratti”. In una interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi, la dem Debora Serracchiani ricorda: “La legge di bilancio autorizza a reclutare 800 risorse di personale in somministrazione a tempo determinato, affinché siano impiegate per il rilascio dei nulla osta e accelerare le pratiche che consentono agli stranieri di lavorare in Italia”. Nel mentre lavoratori e sindacati andranno avanti a oltranza con la mobilitazione, anche in difesa di un servizio fondamentale.