Il governo al senato è già sotto quota cento
Primo sì Passa la conversione del «decreto rave», Forza Italia si distingue con le assenze ma non votano anche quasi tutti i ministri e sottosegretari. In cinquanta giorni, rispetto alla fiducia, al governo mancano 23 voti. E Azione gongola
Primo sì Passa la conversione del «decreto rave», Forza Italia si distingue con le assenze ma non votano anche quasi tutti i ministri e sottosegretari. In cinquanta giorni, rispetto alla fiducia, al governo mancano 23 voti. E Azione gongola
Il senato ha approvato ieri la conversione del decreto legge ormai noto come «decreto rave». A cinquanta giorni dalla nascita del Meloni uno è il primo provvedimento del governo che arriva in porto in un ramo del parlamento. E ci arriva grazie a 92 voti favorevoli. Rispetto alla fiducia con la quale il governo è partito sette settimane fa mancano quindi 23 voti. Di questi la maggioranza sono ministri e sottosegretari che, com’era ampiamente previsto, faticano a stare dietro ai lavori parlamentari, anche in occasione di una votazione finale: in quattordici ieri pomeriggio non sono riusciti ad arrivare in aula.
Gli altri nove voti che mancano rispetto alla fiducia al governo di ottobre – gli assenti «semplici», quelli senza incarico ministeriale – risultano divisi tra tutti i gruppi di maggioranza, con un peso particolare nel gruppo di Forza Italia. Dove, dice il tabulato del senato, risultavano assenti cinque senatori su diciotto: mancava come tradizione Berlusconi e mancavano anche Gianfranco Micciché e Licia Ronzulli, che in realtà era in aula ma ha alzato platealmente le mani per ribadire il suo no al decreto che contiene anche la norma che ha riportato in corsia i sanitari no vax. Nel partito di Berlusconi erano assenti anche il ministro Zangrillo e il sottosegretario Sisto, di certo non è un caso perché si tratta di tutti esponenti di stretta osservanza berlusconiana, tutti «ronzulliani». Le ministre di Forza Italia Casellati e Bernini e il sottosegretario Barachini, al contrario, hanno votato.
Il primo voto importante nell’aula di palazzo Madama serve allora a confermare che la saldezza del governo non è così scontata nei numeri parlamentari, almeno qui al senato. Il taglio dei parlamentari (che adesso sono 200 + 6 a vita, ieri tutti assenti tranne Rubia, che si è astenuto) oltre a far apparire l’aula sempre semivuota, per via dei banchi rimasti inutilizzati, fa diventare pesanti anche le assenze di piccoli gruppi. I veri problemi per la maggioranza sono nelle commissioni, dove frequentemente lo scarto con l’opposizione è di appena un voto, ma anche in aula non è semplice e Forza Italia, malgrado sia ormai un piccolo gruppo, può comunque risultare sempre decisiva per il governo. I suoi 13 voti a favore che ieri ci sono comunque stati, preceduti da una rivendicazione importante del senatore Zanettin in dichiarazione di voto – «Se oggi il testo passato all’esame dell’Assemblea non presenta criticità di ordine costituzionale lo si deve all’impegno del nostro movimento politico» -, lo sarebbero stati già, decisivi, se non fosse stato per le 13 concomitanti assenze nelle opposizioni. Alla fine i «no» si sono fermati a 75, più un’astensione, mentre nel voto di fiducia del 26 ottobre erano stati 79 e 5 astensioni.
Non una grande prova di forza nemmeno delle opposizioni, dunque, malgrado questa volta – si potrebbe dire eccezionalmente – abbiano votato tutte insieme, tutti contro di «decreto rave», senatori di Azione-Italia viva compresi (almeno i sei presenti, su nove, né Renzi né Calenda erano in aula). Con il primo voto importante nell’aula del senato, dunque, arriva subito la prova che il margine di vantaggio della maggioranza può restringersi parecchio. E c’è insieme la conferma della volontà di Forza Italia di distinguersi. La dissociazione della capogruppo Ronzulli è clamorosa, ma in effetti nel decreto oltre allo sconto ai medici no vax ci sono altre norme sulla linea anti vaccini, dal rinvio delle multe ai cinquantenni sfuggiti all’obbligo alla completa abolizione del green pass. Non a caso i primi a cogliere i segnali sono proprio i più interessati ad entrare nel gioco. «Notizie da palazzo Madama – twitta in serata il senatore renziano Scalfarotto – Il decreto rave è passato soltanto con 92 sì: mancavano molti voti dalla maggioranza». Chissà che prima o poi non ne occorrano di nuovi, di voti.
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