Il giudice: «Corretto il licenziamento della mamma di Ikea»
Il caso La donna era stata licenziata in novembre dal negozio di Corsico e aveva fatto ricorso. Non riusciva a rispettare i turni perché, separata, doveva accudire i due figli, di cui uno disabile. Il sindacato aveva organizzato uno sciopero
Il caso La donna era stata licenziata in novembre dal negozio di Corsico e aveva fatto ricorso. Non riusciva a rispettare i turni perché, separata, doveva accudire i due figli, di cui uno disabile. Il sindacato aveva organizzato uno sciopero
Il licenziamento della mamma di Ikea – la lavoratrice messa alla porta lo scorso novembre dal punto vendita di Corsico – secondo il giudice è legittimo. Marica Ricutti, 39 anni, lavorava da venti nello stabilimento lombardo della multinazionale svedese ma da tempo era entrata in conflitto con la dirigenza perché non riusciva a rispettare il nuovo orario che le era stato assegnato: separata, deve accudire due figli piccoli, di cui uno disabile. Aveva chiesto il reintegro, ma ieri il Tribunale di Milano ha respinto la sua impugnativa.
Per il giudice i comportamenti dell’ex dipendente Ikea sono stati «di gravità tali da ledere il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore e consentono l’adozione del provvedimento disciplinare espulsivo». Dalle testimonianze raccolte «emerge che la società in occasione delle variazioni dei turni decise nel giugno 2017 ha cercato di venire incontro alle esigenze della lavoratrice, sia impostando la turnistica sulla base delle emergenze» della lavoratrice stessa, «chiedendo agli altri coordinatori di rendersi flessibili al fine di poterle accogliere, sia accogliendo 15 indicazioni individuate» dalla donna «su un totale di 17». Ikea ha provato «di aver regolarmente concesso negli anni di usufruire permessi ex Legge 104 per l’assistenza ai genitori e successivamente al figlio disabile».
Nella sentenza sono elencati anche gli episodi in cui la lavoratrice si è «autodeterminata» gli orari e in un caso una pausa «senza preavvertire il responsabile, pur consapevole del proprio nuovo orario».
Ricutti, da anni impiegata al bistrot del piano terra, era stata trasferita al ristorante al primo piano: e se nel precedente posto lavorava dalle 9 del mattino fino a chiusura, nel nuovo capitava spesso che le venisse chiesto di aprire alle 7 del mattino. «Ho chiesto più volte maggiore flessibilità perché per me spesso era molto complicato rispettare quegli orari – ha spiegato la stessa lavoratrice – Mi hanno sempre rimpallato da una persona all’altra. Allora ho deciso di fare gli orari che facevo nel vecchio posto».
Ikea, soddisfatta, dichiara che «il giudice ha restituito la verità dei fatti». Ricutti era stata sostenuta dal sindacato, in particolare la Filcams Cgil, che aveva indetto uno sciopero: non si esclude che possa presentare ricorso.
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