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Il giardino incantato di Antoon Krings

Il giardino incantato di Antoon KringsPascale la cicala – @Antoon Krings

La Mostra Al Musée des Arts Décoratifs di Parigi un'esposizione con cinquecento tavole

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 20 luglio 2019

L’ape Mireille è una laboriosa casalinga che nella sua minuscola cucina sforna profumati dolcetti al miele di cui va molto fiera. Grace, la lumaca è un curioso giardiniere che vive nell’erba, ma invece di coltivare verdure ha una passione per i cavoli di cui è ghiotta, siano rossi, verdi, o di Bruxelles. Un bel giorno il pidocchio Loulou cade dalla cara testa bionda che giocava nel giardino e pur facendo salti disperati non riesce più a ritrovarla. La lucertola César si dibatte con tanta forza che perde un pezzo di coda e, approfittando del momento di smarrimento del pipistrello, lo pianta in asso. Sono più di sessanta gli album che Antoon Krings ha disegnato e raccontato finora, mostrando fin da bambino un particolare interesse per gli animaletti che trovava nei prati. Amava osservare l’attività frenetica di un formicaio, scoprire un nido di calabrone, sorprendere un insetto nascosto sotto le foglie.

Drôles de Petites Bêtes” al Musée des Arts Décoratifs di Parigi mette in mostra per tutta l’estate cinquecento tavole dell’autore conosciuto soprattutto come inventore di favole per ragazzi anche se il suo mondo parallelo racconta in miniatura avventure e legami che assomigliano molto al mondo degli adulti. Le piccole creature, allo stesso tempo umane e animali, più che divertenti sono curiose, spinte nelle loro azioni dal desiderio di esplorare, di scoprire luoghi nuovi. Se Antoon Krings si ispira ai disegni di Grandville che alla metà dell’Ottocento veste con i costumi del tempo i grilli come damine, gli orsi come fattori, i cervi con il tight a coda di rondine mentre suonano il violino, non li crea come singoli personaggi ma li fa vivere in comunità mentre interagiscono tra loro. Ricorda anche Maurice Denis che dipinge un paradiso con piccoli angeli danzanti in un lussureggiante giardino. Sono molti i prestigiosi precursori di questa forma d’arte. Basta pensare a Gustave Doré e alle sue rane che chiedono un re, a Beatrix Potter e al suo sogno del coniglio, o al più celebre John Tenniel che ha illustrato le avventure di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol. Ma per Krings i suoi animaletti sono vivi, sono persone vere che mostrano i loro volti in primo piano.

Immerso nella natura fin dall’infanzia, nasce a Fourmies, un paesino francese nel dipartimento del Pas-de-Calais, da padre belga e madre francese, si trasferisce nella vicina città di Douai dove studia arti grafiche all’École Penninghen. Comincia la sua attività nella moda disegnando stoffe prima di lanciarsi nella scrittura e nell’illustrazione. All’inizio firma i suoi album per l’École des Loisirs, per cui disegna il personaggio di Norbert acquistato poi da Hyperion, l’editore di Disney. Nel 1993 incontra Colline Faure-Poirée, la sua editor da Gallimard. Crea Pickpocket, in cui disegna le avventure di Fennec, la piccola volpe del deserto, una ladra velocissima, che diventerà un film d’animazione per la casa Ellipsanime. È quindi la volta di Mireille, l’ape, con i suoi due amici, Leone, il calabrone e Simeone, la farfalla. Con questi animaletti comincia la saga di Drôles de Petites Bêtes. Tradotta in una ventina di lingue, e spesso citata come esempio di libro per l’infanzia, gli fa vincere il Premio Grafico della Fiera di Bologna dedicata ai libri per ragazzi. Ma il premio che lo commuove di più è quello che gli viene attribuito da una giuria di bambini nel 2016. Tutto il suo lavoro è ispirato dall’ammirazione delle società in miniatura, dalle immagini collegate al sogno e all’esplorazione. Nel 2013 crea la collezione dedicata a Lou, il piccolo lupo che vive nella foresta al confine del giardino delle Petites Bêtes, nascoste in molteplici luoghi, tane, erba, alberi. Con lo stesso titolo della collezione, nasce il film fatto in collaborazione con Arnaud Bouron e presentato nel 2017 in anteprima al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy.

Il vero soggetto dell’artista è la natura perché, come sosteneva Dürer: “L’arte è veramente nella natura”. “Ero molto giovane quando i miei genitori mi portarono a Nuremberg, in Germania, a una grande mostra delle sue opere”, ricorda Krings. Ha scoperto così i suoi animali, la lepre, la civetta dai grandi occhi meravigliati, l’aquila, che non hanno niente a che vedere con le tavole botaniche, non descrivono solo i particolari di piante e animali, ma esprimono sentimenti come la malinconia, diventano dei simboli, mandano dei messaggi. Importanti per lui quanto il colore perché è attraverso il colore che prendono vita i suoi animali. Comincia tratteggiando la sagoma con una matita nera e poi con i pastelli colorati molto appuntiti, con piccoli tocchi la riempie fino a darle la fisionomia dell’animale scelto. È un lavoro veloce e paziente, costruito con infinita leggerezza che solo alla fine diventa concreto, quasi palpabile, si stacca dal foglio per svolazzare o muoversi lentamente nel giardino.

Nel suo lavoro i testi sono importanti quanto le figure e questo equilibrio è essenziale per capire l’ammirazione che suscita. Scrittura e immagini sono inseparabili, la scrittura mette in moto le immagini così come le immagini portano con se’ una storia. Quando Pascale, la cicala appena addormentata, viene svegliata da un suono familiare che viene dal fondo del giardino e anche se disperde le nuvole scure dei suoi sogni la disturba, va di corsa sulla porta e grida: ”È il grillo, è lui!”. Nuda, coperta solo dai suoi colori ocra e terra con le ali verdi, in testa un cappelletto dall’aria coloniale ma adorno di un vezzoso fiorellino rosa sembra guardare nella tavola vicina dove nell’alveare il grillo Apollon viene ricevuto in pompa magna dalla regina delle api con mantello rosso e scettro. Le fanno corona le ancelle con le cuffiette bianche dai bordi arricciati. Valérie, la pipistrella, esce all’ora dei vampiri senza bisogno di trucco per imbruttirsi e fare paura. Le basta essere naturale e battere le ali. Ma, nella tavola vicina, ha appena il tempo di volteggiare sopra il giardino che viene interrotta da un baccano assordante, il cielo si illumina tutto di mille fuochi. Spaventatissima da quei Bang! Bang!, alla fine capisce che sono fuochi d’artificio.

Ma non c’è mai la morale che in genere è legata alle favole. Perché piuttosto che un narratore di fiabe si potrebbe definirlo un mago, un illusionista, un manovratore di marionette. Appena inventa un nuovo personaggio, lo introduce subito nel giardino e immagina come può interagire con gli altri che già lo abitano. Con chi avrà la sua avventura? Con gli stanziali o con quelli che passano, i visitatori di una sera o di una stagione? Se i suoi primi album erano molto colorati e quasi espressionisti, con il passare degli anni li sostituisce con colori più tenui, per creare del mistero. Le immagini notturne, gli interni poco illuminati, sembrano farlo tornare alla sua infanzia, ai sogni di bambino. Nello stesso tempo riflette di più sui suoi animaletti, si ferma a immaginarli prima di trasferirli sulla carta, a metterli in scena, come se tornasse agli inizi del suo apprendistato.

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