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Il Garda non vuole questa ciclovia

Il Garda non vuole questa ciclovia

Movimenti Comitati, cittadini e associazioni (Wwf, Legambiente, Italia Nostra) contestano il progetto di «turistificazione» che dovrebbe svilupparsi per 150 km lungo le sponde del lago: «L’impatto sarebbe devastante»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 14 settembre 2023

Ciclovia sul Garda? Non così». A contestare il progetto – che interessa le province di Brescia, Trento e Verona e che dovrebbe svilupparsi per circa 150 km lungo le sponde del lago con un costo preventivato di 344 milioni di euro – è il Coordinamento interregionale per la tutela Garda a cui aderiscono associazioni – tra le quali Legambiente, Wwf e Italia Nostra delle tre province che si affacciano sul Garda – comitati e singoli cittadini. La contrarietà è stata fatta presente, con una lettera aperta inviata a maggio, al Presidente delle Repubblica, ai ministeri competenti e alle istituzioni locali evidenziando tutte le criticità ambientali ed economiche. Ne parliamo con Marina Bonometti, vicepresidente del Comitato di Riva del Garda che fa parte del Coordinamento interregionale tutela Garda.

Perché così non va?

Sono necessarie due premesse. La prima è che il Lago di Garda negli ultimi decenni ha subito un enorme sviluppo turistico ed economico che ha fatto sì che le sponde siano quasi totalmente urbanizzate e abitate. Il dato più eclatante è il numero dei pernottamenti registrati annualmente che sono nell’ordine di 27-28 milioni. Vuol dire che non vi è più spazio per infrastrutture se non andando a consumare spazi agricoli oppure le spiagge e i parchi delle cittadine.

La seconda premessa?

Riguarda la conformazione fisica del lago che evidenzia una parte meridionale ampia, con sponde dolci, collinari o addirittura pianeggianti. La parte settentrionale, invece, è simile a un profondo fiordo norvegese con alte scogliere a strapiombo, tormentate da torrenti, frastagliate, fratturate dalle epoche glaciali, dai sismi, e franose. Siamo in zona sismica a pericolosità 2, cioè medio-alta, e a rischio geologico P4, pericolosità elevata. Nella parte settentrionale poi, da Gargnano a Riva del Garda e da Torbole a Malcesine, non vi è spazio, se non – ed è per questo che siamo del tutto contrari – costruendo delle passerelle a sbalzo sul lago di enorme impatto ambientale. Inoltre, per far affluire migliaia di turisti in bicicletta in queste zone a forte rischio sismico – le reti per la «mitigazione» previste riducono solo in parte il pericolo di smottamenti costringendo a spendere cifre enormi che non garantiscono la sicurezza come testimoniano le recenti due frane che hanno indotto a chiudere le due strade gardesane – occorre costruire barriere protettive contro i crolli di sassi o frane, applicare alle falesie reti paramassi, costruire passerelle con una copertura, il tutto con un impatto visivo che sfregerebbe un paesaggio bellissimo e unico.

Quali sono i punti con maggiori criticità?

La parte bresciana, suddivisa in tre lotti, presenta diverse criticità. Per il primo lotto, Sirmione-Padenghe, dove già esistono percorsi ciclopedonali realizzati dalla Provincia di Brescia si è deciso di definire un nuovo tracciato anziché coinvolgerli ed eventualmente integrarli. Questa scelta comporta l’allargamento e la pavimentazione di strade rurali con un consistente consumo di suolo, l’eliminazione di argini e canali di scolo delle acque con conseguenti problemi in caso di piogge abbondanti, il taglio di centinaia di piante, ma anche la realizzazione di nuove passerelle a sbalzo in allargamento della strada Gardesana. Per il lotto 2, da Padenghe a Toscolano Maderno, oltre alle criticità evidenziate sopra, si dovrebbe attraversare per ben sette volte la strada Gardesana, molto trafficata, e costruire una impattante passerella a sbalzo in prossimità di uno dei più significativi sistemi paesaggistici di ville alberghi storici tra Gardone Riviera e Fasano, e un’altra a fianco di quella esistente all’inizio del golfo di Maderno con un grave impatto paesaggistico e grossi problemi di incompatibilità con edifici, giardini e alberature presenti lungo le rive. Per il lotto 3, ancora non progettato nel dettaglio, le criticità sono talmente numerose che auspichiamo che il tratto venga percorso via lago utilizzando i battelli appositamente incrementati. Da Toscolano a Limone la strada Gardesana non è ampliabile, il restringimento della sua sede renderebbe il traffico insostenibile, lo spazio tra la strada Gardesana e il lago tra Toscolano e Gargnano è occupato da antiche limonaie, edifici, giardini, campeggi e da un sistema di arredi vegetali caratterizzati da cipressi secolari messi a dimora negli anni Trenta del secolo scorso. Il tratto da Gargnano a Limone è impossibile realizzarlo visti gli straordinari pendii a picco sul lago di altissimo valore naturalistico. Le limitate dimensioni della strada Gardesana impediscono quindi di ricavare una pista ciclopedonale e l’ipotesi di realizzare una passerella sospesa risulta di difficile costruzione, di notevole impatto ambientale, di elevati costi e presenta rischi e costi di manutenzione.

Contestate anche gli elevati costi?

I costi, non solo di costruzione ma anche in seguito di manutenzione, impegnano cifre da capogiro che dovrebbe sostenere l’ente pubblico. Si sta procedendo alla cieca, pezzo per pezzo, nella mancanza di trasparenza sui dati economici. Abbiamo presentato un primo esposto alla Procura della Corte dei Conti di Trento evidenziando costi spropositati e criticità degli aspetti geologici che si riflettono sui costi. Presenteremo anche una denuncia alla Procura della Repubblica di Trento per verificare se vi sono reati ambientali.

Cosa proponete in alternativa?

Il battello. Per i tratti rocciosi e falesie, circa 54 km su 144, proponiamo, volendo salvare capra e cavoli, per la circolazione di ciclisti in totale sicurezza e per godere delle bellezze del paesaggio, la navigazione su battelli e traghetti. La società di navigazione Navigarda nel 2019 ha trasportato 45 mila biciclette che sono diventate 82 mila nel 2022. Questa è la strada. Oltre tutto l’intermodalità tra diversi sistemi di trasporto e circolazione è prevista dalla normativa europea inerente le ciclovie. Si sarebbe dovuto capire sin da subito che il potenziamento di questa modalità di circolazione avrebbe consentito di accogliere più ciclisti. L’aggiunta di mezzi a motore o, meglio, elettrici costerebbe assai meno rispetto alle cifre non prevedibili per la costruzione e la manutenzione della ciclopedonale a sbalzo.

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