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«Solo se il pass è falso gli esercenti devono controllare i documenti»

«Solo se il pass è falso gli esercenti devono controllare i documenti»Controllo green pass al Colosseo, Roma – Ap

La circolare del Viminale Il Garante della privacy ha elencato le categorie autorizzate a fare le verifiche

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 11 agosto 2021

«Non è possibile che ci sia un ministro dell’Interno assente, che si preoccupa di mandare i controlli agli italiani che vanno al bar, in spiaggia, in pizzeria. Mi sembra che abbia le idee molto confuse e rischia di far danno»: Matteo Salvini anche ieri è tornato ad attaccare la ministra Luciana Lamorgese, diventata bersaglio fisso della Lega all’inseguimento di Fratelli d’Italia. «Dai continui sbarchi di immigrati clandestini alla confusione sui controlli per il green pass: Lamorgese si rivela il perfetto ministro di un governo incapace e che opera sempre più nel solco di Giuseppe Conte» le parole ancora più dure di Wanda Ferro, vicecapogruppo di FdI alla Camera.

«Solidarietà a Luciana Lamorgese per gli attacchi volgari e gratuiti» ha scritto ieri su Twitter il ministro del Lavoro, Adrea Orlando. Anche Articolo 1 con Federico Fornaro si è fatto sentire: «A giorni alterni il leader della Lega attacca ministri del governo Draghi, a Lamorgese va la nostra solidarietà». A chi tocca controllare i green pass nei bar e ristoranti al chiuso è l’oggetto degli ultimi attacchi. Ieri i ristoratori era in attesa della circolare del Viminale ai prefetti, arrivata solo in serata: «In caso di palese falsità del pass, il gestore o il titolare possono chiedere di controllare la corrispondenza dell’identità». Il controllo è quindi discrezionale e con modalità che tutelino la riservatezza nei confronti di terzi. In caso di violazione, la sanzione è applicabile al solo cliente se non si ravvedono palesi responsabilità del gestore. I titolari dei locali dovranno verificare l’autenticità del pass con l’app del ministero.

Su chi può richiedere il documento (oltre alle forze di polizia), era già intervenuto il Garante della privacy: possono farlo il personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo; i titolari di locali, strutture ricettive e pubblici esercizi e loro delegati; i vettori aerei, marittimi e terrestri; le strutture sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali. I ristoratori ribattono: «Se il cliente si rifiutasse di mostrare i documenti chiameremmo le forze dell’ordine. Non possiamo sostituirci a un pubblico ufficiale».

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