Per un futuro sostenibile di musei e realtà creative
Emergenza I sistemi culturali del mondo tremano. Dal Metropolitan alla Finlandia i governi e le istituzioni provano a «iniettare» finanziamenti di sostegno. In Italia, è stata lanciata l'idea di un Fondo nazionale, aperto anche ai privati, immaginando il settore come un «bene comune»
Emergenza I sistemi culturali del mondo tremano. Dal Metropolitan alla Finlandia i governi e le istituzioni provano a «iniettare» finanziamenti di sostegno. In Italia, è stata lanciata l'idea di un Fondo nazionale, aperto anche ai privati, immaginando il settore come un «bene comune»
Da quando l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato il coronavirus (Covid-19) pandemia globale, le istituzioni culturali di tutto il mondo sono rimaste paralizzate, mostrando la fragilità del sistema che regge l’industria creativa.
«Il turismo globale si riprenderà lentamente. Ci troveremo di fronte a un pubblico completamente diverso», ha raccontato a Der Spiegel Max Hollein, direttore del Metropolitan Museum di New York. È proprio qui, al Met, che è partita la campagna di comunicazione #CongressSaveCulture. Una richiesta di quattro miliardi di dollari di fondi federali a supporto delle istituzioni no-profit, parte della proposta di legge per duemila miliardi di dollari, già passata al Senato e in discussione al Congresso.
IL METROPOLITAN è una fondazione privata e uno dei più grandi musei al mondo. Secondo quanto comunicato dall’interno, il deficit che dovrà affrontare a causa delle condizioni di emergenza sanitaria globale è quantificabile a circa cento milioni di dollari. Ma qual è lo scenario in Europa, a cominciare dalle aree più colpite? Quali piani di emergenza stanno contemplando le istituzioni culturali italiane? In Spagna, il Ministero della cultura e dello sport ha annunciato che il Consiglio dei ministri ha approvato una prima tranche fino a venti miliardi di euro in aiuto alle imprese e ai lavoratori autonomi.
IN FRANCIA, il Ministero della cultura ha creato un fondo da due milioni di euro per le gallerie d’arte e gli artisti, amministrato da Centre national des arts plastiques (Cnap) e da Direction régionale des affaires culturelles (Drac). Da parte sua, il governo federale tedesco ha annunciato aiuti economici per imprese e liberi professionisti nel campo della cultura e dell’arte, come parte di un piano di emergenza più ampio per i lavoratori autonomi e le piccole realtà, per un totale di cinquanta miliardi di euro. Secondo il Frankfurter Allgemeine sono oltre ottantamila gli eventi culturali annullati in Germania, per un danno di un miliardo e venticinque milioni di euro.
In Inghilterra, l’Arts Council ha annunciato finanziamenti per un totale di centosessanta milioni di sterline, come supporto a organizzazioni e individui. Il pacchetto completo dell’Arts Council include novanta milioni di sterline, per le oltre ottocento organizzazioni che supporta nel suo portafoglio nazionale. Altri cinquanta milioni di sterline saranno messi a disposizione delle organizzazioni che non ricevono finanziamenti regolari da Arts Council. Venti milioni di sterline saranno disponibili per operatori culturali e lavoratori dell’industria creativa.
NONOSTANTE LA SVEZIA non abbia ancora messo a punto le pesanti restrizioni degli altri paesi europei, alcune gallerie private e spazi pubblici, come il Moderna Museet, hanno sospeso l’apertura al pubblico e avviato lo smart working. Il Partito dei Verdi, i liberali, il Centerpartiet e i socialdemocratici si sono accordati per un sostegno di emergenza da un miliardo di corone svedesi per la cultura e lo sport. Il Paese ha anche annunciato un pacchetto di crisi di mezzo miliardo di corone svedesi per il settore culturale, che non copriranno pure i teatri e i musei statali. La distribuzione del supporto d’emergenza potrebbe essere affidato a Kulturrådet e Konstnärsnämnden.
Tra i primi a muoversi, con la Finlandia, a favore di un piano di aiuti per i lavoratori della cultura in tempo di pandemia, il governo norvegese ha stanziato trecento milioni di corone norvegesi (oltre ventisette milioni di euro), per la cultura attraverso l’Arts Council Norway. E nel privato, la Fritt Ord Foundation ha risposto all’epidemia con un contributo straordinario di quaranta milioni di corone norvegesi, destinate a progetti che privilegiano la dimensione pubblica.
Grazie alla collaborazione tra pubblico e privato, in Finlandia, il Ministero dell’istruzione e della cultura e l’Arts Promotion Centre Finland (Taike) hanno avviato un piano di assistenza rapida da un milione e mezzo di euro. Gli aiuti provengono da finanziamenti straordinari del Ministero e di Taike, a cui si sono aggiunti fondi da: Finnish Cultural Foundation, dalle fondazioni Jane and Aatos Erkko, Saastamoinen, la Fondazione culturale svedese in Finlandia e la Fondazione Jenny and Antti Wihuri. La Kone Foundation, invece, ha risposto alla crisi lanciando un programma di residenza ecologica, che include soluzioni sostenibili e nuove opportunità di lavoro.
In Svizzera, il finanziamento di emergenza di duecentottanta milioni di franchi svizzeri è stato reso disponibile specificamente per l’arte e la cultura e sarà gestito da Suisseculture. Anche Austria, Belgio e Irlanda hanno introdotto aiuti economici per i lavoratori autonomi che hanno perso il lavoro a causa della pandemia.
IN ITALIA, IL DECRETO «Cura Italia» del 17 marzo prevede un’iniezione di venticinque miliardi di euro e include alcune disposizioni nel campo del turismo e della cultura. Tra queste, l’indennità di seicento euro per i professionisti non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie e ai lavoratori dello spettacolo.
Il 26 marzo è stata lanciata l’idea di un «Fondo nazionale» per la cultura, per salvare dal «disastro annunciato» l’immenso patrimonio dislocato sul territorio. Ripresa da più parti, la proposta è stata accolta e rilanciata da Federculture, dalla presidente della Fondazione Maxxi e della Biennale di Venezia.
Nei giorni scorsi, i termini «comunità» e «bene comune» sono stati intenzionalmente e ripetutamente utilizzati, nel corso delle conferenze stampa e dei messaggi ai cittadini. L’idea di collettività è stata stravolta dallo tsunami coronavirus. Oggi più di ieri, l’iniziativa di un fondo d’investimento aperto a privati, tra cui anche cittadini, può indicarci il punto di partenza per ripensare il bene comune.
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