Il format di successo per il Festival della filosofia
Festival della filosofia Una kermesse pensata come attività economica del territorio
Festival della filosofia Una kermesse pensata come attività economica del territorio
È uno dei festival culturali che vede il numero degli «spettatori» in continua cresciuta, quasi che la parola d’ordine del consorzio che lo organizza sia diventata nel tempo una formula di successo. La «filosofia in piazza» ha infatti la giusta dose di provocazione e di adesione al canone dominante della produzione culturale italiana. La provocazione sta nel proporre temi decisamente poco «spettacolari» come possono essere quelli filosofici. L’adesione alla tradizione sta proprio nel fatto che i greci indicavano nella piazza e nella conversazione i viatici migliori per «filosofare». Sta di fatto che il festival della filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo sia ormai un format di successo ripreso anche da altri meeting culturali analoghi.
In primo luogo, il potere politico locale garantisce le condizioni affinché le infrastrutture e le società di servizio della città siano protagoniste nel buon funzionamento della iniziativa (in questo caso le amministrazioni pubbliche che intervengono sono 3). I finanziamenti invece sono «misti»: pubblici, ma anche fondazioni, banche, associazioni di interesse. Altro fattore importante per comprendere le ragioni del successo è la presenza di un «comitato scientifico» preposto a dare continuità al festival e a dare un’aura di qualità a un’iniziativa criticata proprio per la spettacolarizzazione della cultura. C’è infine l’apporto di lavoro «volontario», indispensabile per non far lievitare i costi della tre giorni.
Elementi già presenti in iniziative esistenti prima del Festival della filosofia (Mantova in primo luogo), ma tra Modena, Carpi e Sassuolo è stato ben presente il fatto che il festival della filosofia dovesse funzionare come un dispositivo funzionale ad attirare il «turismo culturale». Da qui la centralità assegnata al meeting come risorsa economica per un «territorio» in cerca di diversificazione produttiva.
Quest’anno il tema scelto dal Consorzio è quello della «Gloria». Tema «classico», declinato però in maniera eterodossa, al punto che racchiude – nel programma del festival: www.festivalfilosofia.it – un’analisi sulla visibilità (il successo, sullo star-system, ma anche l’entropia di immagini dovuta alla Rete), il carisma, la dignità, il potere delle élite, l’adorazione, l’esemplarità, i simboli del potere, il prestigio, la luccicanza. Ad ogni parola corrispondono una o più «lectio magistralis», che si snoderanno tra le tre città. Oltre a questo, le letture dei «classici», proiezioni di film, percorsi gastronomici.
Un format, dunque, che scandisce le iniziative in maniera tale da poter trasformare piazze, musei, chiese in spazi pubblici propedeutici all’incontro con i «sapienti». Qui l’ambivalenza del festival. Organizzato come un kermesse che inizia e finisce senza lasciare traccia, il Festival della filosofia continua a intercettare «una domanda» di cultura che non è soddisfatta. Da questo punto di vista, Modena, Carpi e Sassuolo sono da considerare l’espressione di un significativo settore economico che ha come materia prima la produzione e la circolazione di conoscenza, senza distinzione tra cultura d’èlite e cultura di massa.
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