Il «folle» Joe Jackson sempre alla ricerca di stravaganze musicali
Note sparse Si riaffaccia con «Fool», un lavoro aggraziante e orgogliosamente «fuori moda», il grande artista britannico
Note sparse Si riaffaccia con «Fool», un lavoro aggraziante e orgogliosamente «fuori moda», il grande artista britannico
A quasi quarant’anni esatti di distanza dal debutto new-wave pop Look Sharp!, Joe Jackson ritorna con un nuovo album in studio, Fool, che suona quasi come un compendio dei venti dischi precedenti, come l’ennesima gradita conferma di una musicalità multiforme che sembra non conoscere il passaggio del tempo, orgogliosamente «fuori moda» e cosmopolita, e sempre sospesa fra il crooning di Cole Porter, il punk e le tentazioni esotiche. A partire dalla copertina, dove dietro un quadro magrittiano che raffigura le tende di un proscenio, un uomo mascherato raccoglie dei tarocchi che raffigurano «Il matto» del titolo, è chiara l’idea di un qualcuno che cammina senza avere, volutamente, una meta ben precisa. Irrazionalità, stravaganza, incoscienza e caos simboleggiano proprio l’eterno «cercatore» musicale, in questo caso Jackson, che, con istinto, imprudenza e ribellione, prosegue nel suo cammino senza porsi troppi interrogativi.
IL RISULTATO è un disco di sorprendente versatilità, otto canzoni per 44 minuti che spaziano dal comico al tragico e che narrano, con la solita pungente ironia, di rabbia e alienazione ma anche delle poche cose per le quali vale ancora la pena vivere. A cominciare dalla prima traccia, Big Black Cloud, acuto e spassoso ritratto della middle-class dal sapore punk («Niente fortuna, niente soldi/niente sesso, nessun divertimento») che ricorda il suo primissimo singolo Is She Really Going Out With Him?
IL DISCO prosegue la sua elegante cavalcata scavalcando i generi e rievocando i lavori passati con una freschezza e una capacità di «rileggersi», senza il pericolo di una sterile mise en abyme, e spesso con una rabbia sociale che da un po’ mancava nei suoi testi (in Strange Land si domanda: «È una terra straniera/o lo straniero sono io?»). Registrato con la band che lo accompagnato durante gli ultimi tour, e per questo raccoglie i benefici di una continuità sonora che mancava in qualche lavoro precedente, Fool è un mosaico di sorprendente innovazione, con i primi due singoli, Fabulously Absolute e Friend Better, che sembrano uscire direttamente dalle session del 1979, con il loro incedere, tra il melodico e il post-punk, quasi alla XTC mentre Alchemy, insieme alla commovente e beatlesiana Dave, vibra di quella classicità che ammantava di romanticismo il mai dimenticato Night & Day.
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