Il festival Sabir parla la lingua del dialogo
Pozzallo è un’altra porta d’Europa come Lampedusa, lo dimostrano gli ultimi sbarchi sulla rotta dalla Libia all’Italia che si prevede molto frequentata quest’estate, dopo la chiusura di quella balcanica attraverso […]
Pozzallo è un’altra porta d’Europa come Lampedusa, lo dimostrano gli ultimi sbarchi sulla rotta dalla Libia all’Italia che si prevede molto frequentata quest’estate, dopo la chiusura di quella balcanica attraverso […]
Pozzallo è un’altra porta d’Europa come Lampedusa, lo dimostrano gli ultimi sbarchi sulla rotta dalla Libia all’Italia che si prevede molto frequentata quest’estate, dopo la chiusura di quella balcanica attraverso la Grecia.
Ed è a Pozzallo che dal 12 al 15 maggio si svolgerà il Festival Sabir, un festival itinerante – organizzato da Arci, Caritas, Acli, associazioni Carta di Roma, A Buon Diritto e Asgi – per mettere in comunicazione le organizzazioni della società civile che si occupano di migrazioni dell’una e dell’altra sponda del Mediterraneo in una cornice che prevede forum di discussione ma anche musica, laboratori di fumetti, performance teatrali, mostre, presentazioni di libri (il programma è sul sito Arci).
Il nome, Sabir, è preso dalla lingua meticcia, sorta di esperanto spontaneo che si parlava nei porti del Mediterraneo fino agli inizi del XIX secolo, mischiando parole di varie lingue e dialetti. A differenza di quello che si parlava nei territori battuti dalla Compagnie delle Indie, il pidgin di cui tanto sono intessuti i romanzi storici di Amitav Gosh, che ha per base l’inglese parlato, mischiato a termini bengalesi e mandarini, nel sabir- con la radice di saber, «sapere» in catalano- prevale un proto-italiano, tra veneziano, genovese, siciliano, inframezzato da arabo, greco, turco.
Così gli organizzatori del festival – spiega Filippo Miraglia dell’Arci – sperano di creare «una lingua comune tra i popoli delle due sponde per realizzare obiettivi di comunanza e solidarietà, combattendo una deriva di egoismo e frammentazione attraverso la condivisione di pratiche e iniziative comuni». Con alla fine – la mattina del 15 maggio -, una manifestazione contro l’Europa dei muri per le strade del piccolo centro in provincia di Ragusa.
Ieri, alla conferenza stampa di presentazione a Roma, era presente anche il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna (eletto con una lista civica di centrosinistra) che si è detto onorato di ospitare questa seconda edizione di Sabir (due anni fa si svolse a Lampedusa) e ha ricordato che la sua cittadina ha dato i natali a Giorgio La Pira, un sindaco di Firenze e padre costituente che fece della pace, dell’attenzione ai temi sociali e dell’impegno per il dialogo intermediterraneo la sua personale predicazione politica.
Molti dei pensieri e delle reti di relazione che si costruiranno all’interno di Sabir saranno dedicati a Giulio Regeni, come hanno sottolineato sia la presidente dell’Arci Francesca Chiavacci sia Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti Umani del Parlamento e presidente anche dell’ong A Buon diritto.
Manconi ha appena lanciato una petizione ai governi Ue, e in prima istanza al governo italiano, per dichiarare l’Egitto – «un regime dispotico feroce»- paese non sicuro. Un paese dove non sia possibile rimpatriare i migranti arrivati, su rotte sempre più rischiose, in Europa così com’è ora in base all’accordo bilaterale Egitto-Italia e come previsto dall’accordo entrato in funzione lo scorso 20 marzo tra Ue e Turchia. Un modo per far pressione in questo senso, suggerisce Manconi, può essere anche iniziare un boicottaggio turistico europeo.
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