Il Festival di New York tra sperimentazione e opere storiche
Cinema Il cartellone della rassegna americana aprirà con «The 13th» di Ava DuVernay. In chiusura invece il nuovo film di James Gray, «The Lost City of Z». Filmmaker in residence, Alice Rohrwacher
Cinema Il cartellone della rassegna americana aprirà con «The 13th» di Ava DuVernay. In chiusura invece il nuovo film di James Gray, «The Lost City of Z». Filmmaker in residence, Alice Rohrwacher
The 13th, il tredicesimo emendamento della costituzione statunitense che abolisce la schiavitù, sarà il protagonista del prossimo film di Ava DuVernay che traccia la storia delle disuguaglianze razziali negli Usa dopo aver portato sullo schermo, con il suo precedente lavoro Selma, la marcia del Movimento per i diritti civili da Selma a Montgomery, in Alabama, per reclamare il diritto di voto della popolazione afroamericana. E sarà proprio The 13th il film di apertura della cinquantaquattresima edizione del New York Film Festival che – appena concluse Venezia e Toronto – si terrà nella grande mela dal 30 settembre al 16 ottobre.
Pochi giorni fa sono stati anche annunciati i titoli della sezione Projections, «che speriamo rifletta – ha detto il direttore Dennis Lim – la natura sempre fluida del cinema sperimentale e i modi nuovi ed emozionanti in cui gli artisti reinventano costantemente il medium, in modo da rispecchiare e contemporaneamente dare forma al momento presente». Tra i film della selezione d’avanguardia ci sarà l’anteprima mondiale dei nuovi lavori su pellicola 16 mm di Nathaniel Dorsky – Autumn e The Dreamer – e Jerome Hiler – Bagatelle II – protagonisti della retrospettiva dell’anno scorso.
In 16 mm è realizzato anche The Illinois Parables di Deborah Stratman , che aveva debuttato lo scorso febbraio alla Berlinale, sezione Forum Expanded. In un’ora di durata, il film ripercorre la storia dell’Illinois, divisa in undici capitoli che vanno dal Trail of Tears – il «cammino delle lacrime» degli indiani d’America sradicati dalle loro terre e deportati nella «Nazione indiana» nella prima metà dell’Ottocento – all’omicidio dell’attivista delle Pantere Nere Fred Hampton. In cartellone c’è anche The Human Surge di Eduardo Williams, che ha appena vinto il Concorso cineasti del presente del Festival di Locarno.
La lineup principale, oltre al film di DuVernay, presenterà in anteprima mondiale anche The Lost City of Z di James Gray, storia dell’ossessione del tenente colonnello ed esploratore britannico Percy Fawcett per una città perduta nel cuore della foresta amazzonica.
Per il resto, la selezione è una rassegna di film visti a Berlino e soprattutto al Festival di Cannes dello scorso maggio, dal nuovo lavoro dei fratelli Dardenne The Unkonwn Girl a Toni Erdmann di Maren Ade.
Dieci classici restaurati verranno poi proiettati nell’ambito dei Revivals. In cartellone, tra gli altri, una selezione di cortometraggi di Jacques Rivette, Racconti di pioggia e di luna di Kenji Mizoguchi e La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo,.
Dall’Italia viene anche la Filmmaker in Residence di questa edizione. Sarà infatti Alice Rohrwacher a partecipare al programma con cui il Festival aiuta ogni anno un regista con lo sviluppo di un nuovo progetto. Nel 2013 è stato American Honey di Andrea Arnold, vincitore del premio della Giuria al Festival di Cannes appena trascorso. Rohrwacher – che ha presentato al New York Film Festival entrambi i suoi film Corpo celeste e Le meraviglie – lavorerà invece a My Bitter Land, storia di un uomo che vive ai margini della società e sembra poter viaggiare nel tempo. Nel 2011, racconta la regista, per presentare a New York il suo film di debutto «ho attraversato l’oceano per la prima volta nella mia vita. Ricordo la mia prima impressione della città: era come partecipare a una missione archeologica nel futuro. Dove vivo, all’opposto, scaviamo sottoterra e nel passato».
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