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Il festival del libro sovranista sotto mentite spoglie, la protesta del Pd

Il festival del libro sovranista sotto mentite spoglie, la protesta del PdI libri di Altaforte in mano a Polacchi – LaPresse

Todi Dietro il sobrio nome di «Todi Città del Libro» si nasconde la casa editrice di estrema destra Altaforte

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 14 aprile 2021

Dal 17 al 20 giugno, a Todi, andrà in scena il festival del libro sovranista. Il titolo della manifestazione, per la verità, è un più sobrio «Todi Città del Libro» ma organizzazione e ospiti non lasciano spazio a dubbi. La proposta, approvata dalla giunta comunale lo scorso gennaio riprendendo un provvedimento già emanato a febbraio del 2020 quando poi però il tutto fu rinviato a causa del covid, proviene dall’associazione «Castelli di Carta» con sede a Cernusco sul Naviglio. Sul registro delle associazioni iscritte al registro comunale della cittadina dell’hinterland milanese, però, non se ne trova traccia e gli unici indizi disponibili sono sul sito del festival umbro: un indirizzo email che però non risulta collegato ad alcun indirizzo e un numero di telefono intestato ad Altaforte Edizioni.

Un nome che si fece notare nella primavera del 2019, quando la casa editrice fu cacciata con ignominia dal Salone del Libro di Torino per manifesto fascismo. La casa editrice è diretta dall’imprenditore Francesco Polacchi, 35 anni, ex dirigente del Blocco Studentesco, la giovanile di Casapound. I collegamenti tra Polacchi e il movimento postfascista con sede in via Napoleone III a Roma sono molti: dalla marca di abbigliamento Pivert (che condivide l’utenza telefonica con il Primato Nazionale, testata ufficiosa di Casapound) agli scontri di piazza Navona con i ragazzi dell’Onda, ai tempi delle proteste contro la riforma Gelmini. Nel suo curriculum giudiziario, una lunga serie di processi per violenze e aggressioni in mezza Italia.

«Com’è possibile che Todi Città del Libro venga patrocinato e addirittura finanziato dal Comune di Todi e dalla Regione Umbria?», si domanda il capogruppo del Pd in consiglio regionale Tommaso Bori. Il contributo economico pubblico, seppur previsto nelle delibere, ancora non è stato quantificato e, benché sul sito della kermesse sia presente il suo logo, sull’albo pretorio dell’Assemblea regionale umbra non si trovano tracce della concessione del patrocinio.

Nel programma di «Todi Città del Libro» spiccano un incontro con la giornalista ultracattolica Costanza Miriano sul «tema della sofferenza e la differenza tra uomo e donna», il dibattito intitolato «Conservatrice o progressista: quale sarà l’Italia degli anni ’20» con Marco Gervasoni (già allontanato dalla Luiss dopo essersi dichiarato favorevole al bombardamento delle navi dei migranti), una lezione di «Giornalismo alternativo» (sic) con Laura Tecce e Francesco Borgonovo e una presentazione del libro «Infinita pandemia» del criminologo, volto televisivo e arcivescovo ortodosso Alessandro Meluzzi. Il sindaco di Todi, Antonino Ruggiano, fece parlare di sé nel 2018, quando alla vigilia del 25 aprile negò all’Anpi il patrocinio del suo comune per la festa della Liberazione. Nella sua maggioranza si segnala poi la presenza del consigliere Andrea Nulli, esponente di Casapound che, giusto lunedì, in consiglio ha votato contro la concessione della cittadinanza onoraria a Liliana Segre.

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