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Il fattore «terza età» trionfa alla tv giapponese

Il fattore «terza età» trionfa alla tv giapponese

Media Sui canali generalisti - che resistono a Netflix, Amazon e alle nuove piattaforme streaming - dominano le agenzie che curano gli affari dei volti più popolari

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 25 luglio 2017

Per cercare di districarsi nell’attuale panorama della televisione generalista giapponese e provare ad immaginare dove si stia dirigendo sono necessarie alcune precisazioni. Innanzitutto, come sta succedendo in altri paesi, l’avvento dei servizi streaming come Netflix ed Amazon, entrambi sbarcati nell’autunno del 2015, stanno lentamente svuotando la televisione di alcuni elementi che fino a qualche anno fa le erano precipui. Le serate dedicate ai film sono pressoché sparite dalla programmazione del piccolo schermo e per quel che riguarda i telefilm o i cosiddetti «dorama» (sono fiction trasmesse regolarmente dalle principali emittenti della televisione nazionale), la televisione sembra avere ancora il predominio, per ora.

Netflix e Amazon hanno cominciato a produrre serie originali anche nel Sol Levante, proprio pochi mesi fa ad esempio il colosso di Bezos assieme alla Nikkatsu ha permesso a Sion Sono di realizzare l’anarchica e spumeggiante serie Tokyo Vampire Hotel. Una delle ragioni per cui i «dorama» continuano ad andare forte in tv, anche se la qualità nella maggior parte dei casi è sotto la media internazionale a cui i prodotti d’oltreoceano ci hanno abituato recentemente, è il fattore «jimusho». Si tratta di agenzie che gestiscono musicisti, attori ma soprattutto «talento», ovvero personaggi famosi per la loro esposizione televisiva. Controllando il 100% della loro immagine pubblica, la tipologia ed il luogo delle loro apparizioni, essendo inoltre compagnie che elargiscono ai loro protetti un salario indipendente dalla popolarità, questi jimusho fanno il bello ed il cattivo tempo sia in ambito televisivo che in quello musicale.

I Jimusho poi sono in via non ufficialmente organizzati in keiretsu, conglomerati di più compagnie, che così facendo riescono a controllare il mercato quasi in maniera oligopolista, minacciando di non mandare i loro «talento» in determinati programmi o canali e di fatto dettando la tipologia di programmi da produrre. In questo modo non solo non si premia un certo grado di sperimentazione ma la qualità dei programmi stessi risulta stagnante perché il risultato dei ricavi pubblicitari dipenderà soprattutto dai volti famosi presenti nel programma tv o nella serie. Non tutto il panorama televisivo giapponese cade in questa trappola al ribasso naturalmente, si tratta specialmente dei programmi più redditizi, quelli di prima fascia, varietà o quiz in onda fra le 19 e le 21/22, anche se ultimamente le facce dei talento chiamate a fare da opinionisti si stanno diffondendo a macchia d’olio. Tutte le fasce orarie della giornata in pratica vedono un’invasione degli stessi personaggi che vanno per la maggiore, le notizie della mattinata, i programmi per casalinghe del pomeriggio, quelli, moltissimi, che presentano specialità culinarie, o ancora quelli salutisti fino ai varietà e quiz serali, tutti, pur in format diversi, sono accomunati da una folta presenza di facce note e comici. Questo è, semplificando, il comune denominatore di tutti i 4 canali commerciali dell’arcipelago, a cui fanno riferimento gli altri 127 a livello locale, in cui oltre a varietà, quiz e programmi comici, i reality non hanno mai veramente sfondato nell’arcipelago, una buona fetta di programmazione è occupata da drammoni fluviali o serial di varia fattura.

Diverso è il caso dell’emittente statale NHK, senza pubblicità e sostenuta da un canone mensile, emittente che ha forti legami politici con il governo in carica, spesso i telegiornali sono stati criticati per lo stile quasi propagandistico della loro forma. Va detto però che l’NHK è il canale dove la qualità e perfino la sperimentazione trova le più alte opportunità di sviluppo. Come spesso succede anche in altri contesti, se si vogliono trovare prodotti di un certo interesse bisogna rivolgersi ai margini ed alle periferie di quello che viene trasmesso normalmente dalla televisione generalista, è vero in Giappone come è anche vero in altri paesi.

Naturalmente c’è l’animazione, campo vastissimo e che molto spazio occupa sulle reti pubbliche e private dell’arcipelago, la domenica mattina ed il tardo pomeriggio sono ad esempio due fasce orarie dedicate alle serie animate del momento. Di altro spessore noitaminA, uno spazio notturno su Fuji TV in onda ogni giovedì dall’una circa dove nel corso dell’anno vanno in onda serie animate di nicchia che molto spesso ricevono un’alta esposizione all’estero. Di notevole interesse e dai livelli produttivi notevoli è poi anche la serie di documentari Professionals (NHK) dedicata a scoprire di volta in volta diversi professionisti al lavoro in svariati settori, così come sulla stessa emittente molti dei programmi targati E-tele, dove E sta per educational, sono un trionfo della creatività applicata al mezzo televisivo. I programmi mattutini, sempre targati NHK, dedicati ai bambini sono poi un’altra oasi felice dove spesso si mescolano sapientemente estetica contemporanea e ripresa delle tradizioni, in senso moderno e mai pedantico e museale.

Come si evince, la spinta innovatrice e dirompente dei servizi streaming non ha ancora iniziato il suo lavoro di scardinamento, se mai avverrà, la struttura della televisione nipponica generalista che resta nel suo complesso ancora molto stagnante. Questo per colpa del fattore anagrafico: con l’invecchiamento crescente della popolazione, quasi il 30% è al momento sopra i 65 anni, il piccolo schermo diventerà sempre di più un prodotto fatto e ritagliato per quella fascia di età.

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