Se c’è uno strumento che si identifica con il jazz fin dalla sua nascita questo è la batteria. Segnaliamo perciò tre dischi usciti a nome di altrettanti batteristi della effervescente scena italiana. A Journey in Motian (autoproduzione) è un tributo al grande batterista Paul Motian da parte di Luca Colussi, in compagnia del sax e clarinetto di Francesco Bearzatti, del piano di Giulio Scaramella e del contrabbasso di Alessio Zoratto. Del grande maestro il musicista friulano sceglie di omaggiare non l’immagine più conosciuta, quella di sottrazione, ma confeziona coraggiosamente e intelligentemente un disco di jazz robusto e sanguigno che ne esalta le doti compositive dal punto di vista melodico. Dalla ornettiana Arabesque alla danzante Mandeville e alla brumosa Lost in a Dream i quattro lavorano il materiale con entusiasmo, interplay e felicità creativa. Il leader si ritaglia uno spazio solitario con Drum solo for Paul perfetto per introdurre la miniatura Praire Avenue Cowboy e il finale Mesmer disegnato con la consueta verve dal sulfureo clarinetto di Bearzatti. Dall’instancabile musicista, compositore e organizzatore di suoni Francesco Cusa arriva una nuova formazione in trio con Tonino Miano al pianoforte e tastiere e Riccardo Grosso al basso elettrico e contrabbasso. Minimal Works (Improvvisatore Involontario/KUT Music) è impaginato con quattro pezzi di musica ripetitiva che si alternano ad altrettanti meditazioni dove i tre si muovono tra esplorazioni ritmiche e timbriche, notevole l’uso delle campane tibetane, e suggestioni cinematiche. Basti Luminal, esempio di riflessione sulla componente ripetitiva della musica africana e afroamericana, per comprendere la natura calda del lavoro come lo è tutta la produzione del musicista siciliano. Massimo Barbiero non è nuovo all’avventura discografica solitaria a cui ritorna spesso alternando i suoi impegni con le sue storiche formazioni Enten Eller e Odwalla. In questo suo ultimo Eros e Thanatos (autoproduzione) spicca il piacere per l’esplorazione del suono prodotto da pelli, legni, metalli e cristalli di ogni tipo. Una suite in dodici movimenti, tanti quanti i segni zodiacali, più uno, Il bacio, a suggello di un disco sentito che sa esplorare i chiaroscuri dell’animo come esemplifica la immagine di copertina, del fotografo Luca D’Agostino, da sempre collaboratore visivo del musicista eporediese.
Il fascino discreto della batteria
Jazz Track. Se c’è uno strumento che si identifica con il jazz fin dalla sua nascita questo è la batteria. Segnaliamo perciò tre dischi usciti a nome di altrettanti batteristi della effervescente […]
Jazz Track. Se c’è uno strumento che si identifica con il jazz fin dalla sua nascita questo è la batteria. Segnaliamo perciò tre dischi usciti a nome di altrettanti batteristi della effervescente […]
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 15 luglio 2023
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 15 luglio 2023