Visioni

Il fascino di un rito collettivo, la Passione di Cristo rivive a Buti

Il fascino di un rito collettivo, la Passione di Cristo rivive a ButiIl «Maggio della Passione» a Buti

A teatro Dario Marconcini dirige l'allestimento dello spettacolo

Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 aprile 2023

Lungo gli ultimi anni è andato crescendo l’interesse per una tradizione antica che nella bella cornice di questo piccolo paese toscano è andata riprendendo vita. A Buti, come accadeva in molti altri centri dell’antica Italia, era forte la presenza dei «maggianti» che cantavano in versi l’arrivo della bella stagione. Dario Marconcini (attore, regista, frequentatore di Eugenio Barba e di Grotowski, ma anche attore prediletto da Jean Marie Straub) che il teatro di Buti da diversi anni dirige, aveva pensato già anni fa di far rivivere quelle tradizioni millenarie, di forte senso anche per l’oggi, con i suoi valori precari e insieme l’energia indomita dei suoi abitanti. Anche quest’anno così ha ripreso la scorsa domenica «delle palme», quella forma antica di sacra rappresentazione. E il Maggio della Passione di Gesù Cristo ha così celebrato, lungo le vie cittadine fin dentro l’antica chiesa di san Giovanni Battista, un rito collettivo di grande fascino artistico.

Ed è una vera emozione farsi rapire dalle volute della partitura di Bach, o lasciarsi assalire dalla meravigliosa Missa Luba africana,

DIVERSI EPISODI della vita di Cristo infatti son stati messi in versi (da Enzo Pardini) e cantati dalla compagnia dei Maggianti di Buti. Parole e musica bellissimi, con il loro sapore antico e la spesso attuale drammaticità, lungo il racconto che si snoda dall’Annunciazione a Maria fino alla tragica fine sul Golgota. Quell’itinerario cantato lungo le piazze, il fiume, i ciotoli antichi della città, sembra accrescere il fascino di quei canti. Tanto più che alle storiche voci del Maggio sono succedute oggi quelle di una nuova generazione, felice di ripercorrere quel cammino.
La regia di Marconcini ce le rende più vicine, ispirandosi al percorso, ma soprattutto alle musiche, del Vangelo secondo Matteo pasoliniano. Ed è una vera emozione farsi rapire dalle volute della partitura di Bach, o lasciarsi assalire dalla meravigliosa Missa Luba africana, mentre prendono vita e ci parlano anche quei costumi che Leontina Collaceto ha tratto da tessuti poveri e naturali, che assumono qui lo sfarzo di una vibrante fantasia.

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