Cultura

Il fantastico vive nel quotidiano

Il fantastico vive nel quotidianoGatti sul tetto di Goya

Narrativa «Sul confine», una raccolta di racconti di Piero Bevilacqua, per Castelvecchi

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 14 luglio 2018

«Lui era stato sempre propenso a credere in un mondo di incantesimi, un mondo parallelo, che ci sta accanto e che di tanto in tanto si infila invisibile nel nostro, nella vita stracca di tutti i giorni». La frase è riferita al protagonista di uno dei racconti che compongono Sul confine di Piero Bevilacqua (Castelvecchi, pp. 142, euro 17,50) ma sembra incarnare la visione dell’autore, dato che il tratto comune tra i vari scritti sembra proprio essere l’irrompere del fantastico nel quotidiano.

UN FANTASTICO che non è semplice evasione, magia fine a se stessa, avventura pacificante ma che con la sua luce, diversa, spesso oscura, illumina e paradossalmente chiarisce aspetti profondi della realtà del singolo e della società. In questo senso il libro, che appunto sembra essere narrato a partire da quella sottile e sfumata linea di separazione che divide il reale dall’irreale, acquista un carattere fortemente politico, denunciando situazioni insostenibili, smascherando meccanismi di potere, suggerendo comportamenti alternativi e vie d’uscita.

NON SI TRATTA naturalmente di un pamphlet di denuncia o di un’inchiesta sociologica, ma di una vera e propria opera letteraria, grazie alla capacità di strutturare storie, di creare mondi e alla sapienza nello scrivere dimostrate dall’autore. E alla varietà di emozioni che, nel corso della lettura, si susseguono nell’animo del lettore. Piero Bevilacqua è poi davvero bravo nel riproporre, filtrandoli attraverso la propria sensibilità, luoghi, situazioni, concetti provenienti da vari autori e movimenti artistici e letterari, costruendo, grazie a questa sorta di catalogo, un proprio mondo e una propria visione del fantastico.

SI VA COSÌ dalla situazione kafkiana del protagonista di Fogli di carta al gatto nero che sembra uscito da una pagina di Edgar Allan Poe – ma che poi, dato il nome, fa erompere nel protagonista che lo cerca un «dove sta Zazà?» di tutt’altra provenienza artistica – fino alla consapevolezza, la stessa del Lord Chandos di Von Hoffmansthal, della consunzione delle parole. Si può ritrovare il gioco del tempo perduto e ritrovato o il sapore delle pagine di E.T.A. Hoffmann in un incontro con la morte. E, ancora, non è difficile rintracciare echi leopardiani in definizioni come «questa inutile catena di nascite e di morti» oppure «frammento effimero di un infinito privo di senso», o aforismi che non possono non far venire in mente Oscar Wilde: «La bellezza era bellezza perché non serviva a niente, se non ad essere ammirata». Ma il gusto per il rimando, la citazione non si limita esclusivamente alla letteratura occidentale. «Mai la vita splende così tanto come quando si ha accanto la morte» non sembra essere la perfetta conclusione del famoso apologo zen sull’uomo che appeso nel vuoto con le tigri che aspettano per divorarlo, gusta la fragola più dolce che possa esistere? E si potrebbe continuare, divertendosi a scoprire tanti altri segni, tracce, presenze.

LIBRO BREVE, composto di scritti brevi, ma opera densa, Sul confine esprime in maniera evidente le critiche e le denunce di Piero Bevilacqua nei confronti della società attuale sia nelle trame delle storie raccontate, ad esempio in Il debito o La lunga marcia, sia in sentenze fulminanti come: «Perché non interrompessero le loro vite affannose e produttive» oppure «Uomini, donne, bambini erano tutti sprofondati in un sottomondo di servitù accettata, sotto il peso di una volontà soprastante, senza che riuscissero a riemergere alla luce».

ALLO STESSO TEMPO, libro aperto a un altro mondo possibile, con lampi di speranza innescata da un possibile agire rivoluzionario o da sogni che sembrano quadri di Chagall o di Magritte: «Perciò ora scendeva per strada senza obblighi e senza scopi, per camminare coi suoi pensieri, godersi la giornata senza orari e scadenze, strappando le ragnatele di ore e minuti in cui il tempo scandito dal sole viene intrappolato e venduto dalla moltitudine dei mercanti che battono la terra giorno e notte».

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