Cultura

Il fantasma di Beatrice Cenci torna a Castel sant’Angelo

Narrazioni La fosca storia della nobildonna romana, condannata alla decapitazione nel 1599 per aver aiutato i fratelli ad assassinare il padre, raccontata da Michela Murgia

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 30 agosto 2017
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Beatrice Cenci di Guido Reni

Aveva 22 anni Beatrice Cenci quando fu giustiziata per parricidio sulla pubblica piazza di Castel sant’Angelo. Fra gli spettatori della sua decapitazione c’era (così vuole la tradizione) anche Caravaggio, oltre a Orazio Gentileschi accompagnato dalla figlia bambina Artemisia. Era l’11 settembre del 1599 e quel momento sarebbe stato rivissuto nei secoli a venire, in cronache appassionate, romanzi, pièce teatrali, film. Domani, alle ore 21, nell’ambito della rassegna Sere d’Arte. Arte, Musica e Spettacoli a Castel Sant’Angelo (rassegna a cura di Anna Selvi, con la collaborazione di Davide Latella) si terrà il primo appuntamento del ciclo di conversazioni curate dal critico Antonio Audino, dal titolo Prigionieri illustri a Castello. Sarà la scrittrice Michela Murgia a raccontare al pubblico una delle vicende più fosche del Cinquecento romano, ossia la storia di Beatrice Cenci che, dopo aver partecipato all’assassinio del padre Francesco, uomo dissoluto e brutale, fu incarcerata a Castel Sant’Angelo e sottoposta ad atroci torture fino al giorno della sua condanna a morte. Dopo l’incontro sarà possibile partecipare alla visita guidata notturna delle storiche prigioni. Nei tanti secoli della sua esistenza, infatti, Castel Sant’Angelo fu anche un duro luogo di detenzione.
Beatrice, rampolla della nobiltà romana, era sottoposta dal padre a ogni forma di angheria, compresi gli abusi sessuali e la reclusione della ragazza nella Rocca di Petrella del Salto (oberato dai debiti, in fuga dall giustizia, il genitore pensava di risolvere in questo modo il problema di doverle dare una dote alla figlia, segregandola e negandole incontri per un eventuale matrimonio). Esasperata dalla sua violenza, Beatrice partecipò insieme alla matrigna Lucrezia e ai fratelli Giacomo e Bernardo alla congiura che porterà alla trucidazione del padre

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