Il fanalino di coda, dove la disoccupazione morde
Verso le comunali Nella provincia apuana il dato sulla mancanza di lavoro è il peggiore della Toscana e del centro-nord della penisola. In questo contesto i risultati elettorali sono stati eloquenti. Con la destra al 36,3% trainata da una Lega che da sola ha raccolto il 20,9%. Con il M5S che ha tagliato il traguardo del 30%. A giugno si vota per il sindaco, nulla è scontato
Verso le comunali Nella provincia apuana il dato sulla mancanza di lavoro è il peggiore della Toscana e del centro-nord della penisola. In questo contesto i risultati elettorali sono stati eloquenti. Con la destra al 36,3% trainata da una Lega che da sola ha raccolto il 20,9%. Con il M5S che ha tagliato il traguardo del 30%. A giugno si vota per il sindaco, nulla è scontato
Più che i risultati elettorali, a Massa si guardano, con un misto di consapevolezza e di rassegnazione, i dati Istat del 2017 sul “mercato” del lavoro. Numeri che vedono la provincia apuana fanalino di coda quanto al tasso di disoccupazione, che con il 16% risulta non soltanto il più elevato della Toscana, ma addirittura il più elevato del centro-nord della penisola. Per capire, il dato medio regionale registra un 8,6% di disoccupati, mentre quello nazionale si attesta per l’Istat allo 11,2%.
«La crisi occupazionale viene da lontano – osserva il segretario della Cgil, Paolo Gozzani – dalla dismissione delle grandi aziende della zona industriale, e dal processo di reindustrializzazione che è fallito». Una dopo l’altra, le grandi industrie, molte delle quali ex pubbliche, hanno lasciato a casa migliaia di lavoratori (14mila il dato del 2017), non reimpiegati nelle nuove realtà imprenditoriali, né nel settore turistico.
«Non appena hanno aperto i Centri per l’impiego per la ’Indennità di partecipazione’ promossa dalla Regione – continua Gozzani – abbiamo visto centinaia di persone di tutte le età in fila per ore, solo per poter fare domanda (sono i 500 euro al mese, massimo per sei mesi, a lavoratori disoccupati da almeno un anno, senza ammortizzatori sociali, che vogliono partecipare a corsi di riqualificazione, ndr). Purtroppo larghe fette di popolazione vivono nella disperazione, poi non ci si può stupire se le elezioni le vincono forze ‘anti-sistema’».
In questo contesto, i risultati elettorali sono stati eloquenti. Con la destra al 36,3% trainata da una Lega che da sola ha raccolto il 20,9%. Con il M5S che ha tagliato il traguardo del 30%. E con un centrosinistra, che pure amministra la città, ridotto al 23,7%, travolto dal cattivo risultato del Pd (20,3%), superato non solo dai pentastellati ma anche dai leghisti.
Anche a Massa a giugno si vota per le comunali, e il M5S ha già scelto il candidato a sindaco, Luana Mencarelli, con l’obiettivo di conquistare, dopo Carrara, anche il capoluogo. Dal canto suo la destra ha annunciato una candidatura che rappresenterà l’intera coalizione. Quanto al nome, sarà scelto da Lega, Fi e Fdi in un’ottica di “bilanciamento” (leggi manuale Cencelli) con i candidati sindaci di Pisa e Siena.
Partendo di rincorsa, Pd e alleati si sono dati l’obiettivo «di costruire un’alleanza ampia e coesa di tutto il centrosinistra». Intanto però i democrat stanno discutendo da giorni se riconfermare il sindaco Alessandro Volpi, appoggiato da Leu (4,4% alle politiche) e dai giovani del partito, o fare le primarie, come chiedono i renziani locali. Ma sul punto il vicesindaco Uilian Berti, di Leu, è chiaro: «Le primarie possono generare nuove divisioni, quanto successo a Carrara dovrebbe insegnarci qualcosa». Dal canto suo la sinistra dovrebbe presentare la lista Massa Bene Comune, con Rifondazione, ex Verdi e movimenti che hanno contribuito alla nascita di Potere al popolo, che in città ha conquistato il 2,6%.
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