C’è stato lo scontro sui migranti, certo, ma anche il mancato invito dell’Eliseo al vertice con il presidente ucraino Volodomir Zelensky e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il faccia a faccia di ieri sera al vertice europeo potrebbe segnare la fine delle tensioni che da mesi dividono il presidente francese Emmanuel Macron e la premier Giorgia Meloni. Un riavvicinamento dovuto più che altro agli interessi comuni dei due Paesi, ma comunque pur sempre un disgelo.

La linea dura adottata fin da subito dal governo Meloni verso le navi delle ong impegnate nel Mediterraneo è all’origine del primo scontro diplomatico tra Italia e Francia. Parigi contesta la scelta di non far sbarcare subito i migranti tratti in salvo e ai primi di novembre del 2022 decide di offrire un porto alla nave Ocean Viking di Msf con 234 persone a bordo.

Un gesto che per Macron avrebbe dovuto essere umanitario, ma che da Roma vine salutato come un vittoria politica, con Giorgia Meloni che rivendica d «aver difeso i confini» nazionali. Parole che irritano non poco Parigi, che ricorda all’Italia come il soccorso e lo sbarco immediato dei migranti sia un obbligo dettato dal diritto internazionale. E come ritorsione blocca il ricollocamento dei migranti dall’Italia. Per mesi le diplomazie cercano di ricucire lo strappo, con l’Italia che addirittura nega più volte l’esistenza di uno scontro con la Francia. Tutto inutile.

A complicare ulteriormente le cose c’è poi il vertice convocato a febbraio scorso da Macron all’Eliseo con Zelensky e Scholz, invito che non viene esteso a Giorgia Meloni. Anche in questo caso da Palazzo Chigi si prova a ridimensionare l’incidente, ma per la premier, che ha fatto del sostegno all’Ucraina un punto forte del suo governo, l’essere stata messa da parte è dura da accettare. Poi, ieri sera, l’incontro tra i due leader che potrebbe segnare il definitivo cambio di pagina.