Il docente all’origine del caso: «Non c’entra il Pnrr  ma la volontà politica»
Alessio Giaccone
Scuola

Il docente all’origine del caso: «Non c’entra il Pnrr ma la volontà politica»

Intervista L’accanimento su persone che hanno già superato un concorso non dipende dalle norme Ue, è responsabilità del governo italiano che decide come reclutare
Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 4 ottobre 2024

«Non sono stato io a scatenare tutto questo ma è una piacevole coincidenza». Alessio Giaccone è il docente risultato idoneo nella graduatoria relativa al concorso tenutosi nel 2020. Ad agosto scorso ha scritto alla Ue per chiedere quale fosse la ratio alla base della decisione di bandire nuovi concorsi, dato che ci sono almeno 30mila precari idonei, in graduatorie pregresse e in attesa di assunzione. E la Commissione ha risposto.

Cosa le hanno scritto?
Mi ha informato che il Pnrr prevede l’adozione di una riforma progressiva del processo di selezione e qualificazione e che questa riforma andrà nella direzione di ridurre la portata dell’uso di contratti a tempo determinato nel sistema scolastico italiano, sottolineando che il diritto dell’Ue impone agli Stati membri di introdurre misure efficaci per prevenirne l’abuso. Il punto più destabilizzante della risposta è però verso la fine, quando la Commissione scrive di non avere nessuna prerogativa diretta sulle metodologie con cui gli stati membri, in questo caso l’Italia, decidono di assumere gli insegnanti. E questo è un dato politico da sottolineare.

Quindi non lo chiede l’Ue?
No. La propaganda basata sul “ce lo chiede l’Europa” in questo caso non ha senso. L’accanimento su persone che hanno già superato prove concorsuali non dipende dalle nome Ue, è l’Italia che decide poi come e quanti reclutare, fatti salvi numeri concordati. Il governo non può continuare a scaricare le colpe su Bruxelles e deve prendersi le sue responsabilità. Nella risposta non c’è scritto che sono una manica di cialtroni, ovviamente, però fra le righe io ho letto questo. Di certo è evidente che le cose si sarebbero potute gestire in un altro modo. E la notizia del deferimento alla Corte Ue lo conferma.

Perché hai deciso di compiere questa azione?
Era un tentativo di far emergere la contraddizione che è il governo italiano davvero a decidere della nostra sorte, non pensavo mi rispondessero. Però ci tengo a precisare che io credo nell’azione collettiva e questa non è una rivendicazione personale, che secondo me non funzionano. Nelle scuole c’è una guerra fra poveri dovuta alle diverse stratificazioni del precariato ma penso che dovremmo unirci perché ogni rivendicazione è in ogni caso migliorativa per tutti. Dovremmo condividere le istanze sia dal basso che con l’aiuto dei sindacati, serve una mobilitazione collettiva

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