Ma Satana che musica ascolta? Azzardiamo: jazz degenerato? Blues lussurioso? Ovviamente apprezzerà anche il rock, in particolare certo metal, che è un po’ il suo «fan club». Forse non tutti sanno, però, che l’amore tra il diavolo, la stregoneria, l’occulto, e la musica, è sbocciato, tra mito e realtà, ben prima della nascita di questi generi musicali.

Realtà. Chi ha studiato la teoria musicale sa che «tritono» è un termine che indica la distanza di tre toni tra una nota (qualsiasi) e l’altra e che, ripetuto ciclicamente, questo intervallo suona «stonato» all’orecchio umano. Senza scendere in particolari che soltanto i professionisti comprenderebbero, quello che ci interessa è che questa «dissonanza» è stata chiamata sin dal medioevo «diabolus in musica» (o «accordo del male»). Ci sono composizioni classiche che fanno uso di questo accordo: nel 1849 Franz Liszt se ne serve nella Dante Sonata proprio per suggerire l’inferno dantesco. Ma è soltanto nel ventesimo secolo, con il jazz, il blues, e in seguito il rock, che il cosiddetto «diavolo in musica» trova un’appropriata base culturale. L’esempio più ovvio è Black Sabbath dei Black Sabbath (dall’album omonimo del 1970). Ma il tritono è adoperato di frequente nel metal, nel goth e, ça va sans dire, nelle colonne sonore dei film thriller e horror.

Realtà. Un nesso più palese tra il rock e le arti magiche è il ritmo: fondamentale nella musica rock, senza il quale la stessa cesserebbe di esistere (il rock è determinato dal ritmo, in 4/4, e non dalla melodia), quanto nelle cerimonie voodoo haitiane, ad esempio, necessariamente legate al suono delle percussioni. Lo scopo di molti rituali magici o religiosi è di portare in uno stato di trance o di meditazione chi partecipa alla cerimonia. A questo scopo servono i canti, i mantra, le percussioni, «aiutati» a volte da sostanze che alterano lo stato di coscienza. E non è quello che accade con la migliore musica rock? Anche certo rock, si prefigge di incantare l’ascoltatore e condurlo «altrove» (spesso e volentieri con l’ausilio di droghe allucinogene: funghi magici, mescalina, Lsd).

INCROCI PERICOLOSI

Mito. La leggenda che vi stiamo per raccontare, nota agli appassionati di rock, blues, jazz (o qualsiasi altra musica dalle radici black), rinforza la teoria del rock quale «musica del demonio». Come racconta Peter Bebergal nel suo libro Season of the Witch: How the Occult Saved Rock and Roll (2014, Penguin): «Se volete imparare a suonare la chitarra, trovate un incrocio e aspettate la mezzanotte. Se siete pazienti, ‘un uomo nero e grosso’ emergerà dalle tenebre». Potrebbe essere la divinità haitiana Papa Legba, il guardiano del mondo degli spiriti, le cui origini risiedono nel voodoo, racconta Bebergal. Oppure potrebbe essere il dio africano Eshu, messaggero e guardiano dei sentieri. In ogni caso, questa divinità prenderà la vostra chitarra, e l’accorderà in modo tale che, quando la suonerete, sarete dotati di un talento straordinario. Se raccontate l’episodio a qualcuno, penserà di certo che abbiate venduto l’anima al diavolo. Ma come abbiamo visto, non è il diavolo che vi aspetterà per pagare il vostro debito. Sarà Papa Legba, oppure Eshu, che nel loro viaggio verso il sud degli Stati Uniti, ad un certo punto si sono trasformati in Satana. Solitamente, riferisce Bebergal, questo mito è attribuito alla storia di Robert Johnson, un ragazzo nero e spiantato la cui influenza sul rock’n’roll è imbattuta. Si narra che fosse un mediocre chitarrista prima di sparire per qualche settimana. Al suo ritorno era dotato di un talento musicale eccezionale e di una tecnica rivoluzionaria. La leggenda racconta di come Johnson abbia portato la sua chitarra all’incrocio tra la 49 e la 61 nel Mississippi (la Route 61 è chiamata «The Blues Highway»), dove avrebbe sigillato con il diavolo il patto che gli avrebbe dato una prodigiosa abilità alla chitarra, in cambio della sua anima e di una condanna a morte a soli ventisette anni. Il che ci riconduce a un altro mito: il «Club 27», circolo esclusivo di cui fanno parte solo i musicisti e i cantanti deceduti per morte violenta – overdose, incidenti automobilistici, suicidi – a ventisette anni. Per alcuni mere coincidenze, per altri maledizioni per aver venduto l’anima a Satana. Del Club fanno parte Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Brian Jones, Mia Zapata, Kurt Cobain, Kristen Pfaff, Amy Winehouse e tanti altri. Questo mito, pur senza alcun fondamento scientifico – i musicisti rock decedono, come tutti, a qualsiasi età – ha attecchito bene nella cultura pop.

Il mito del diavolo che aspetta musicisti scadenti agli incroci stradali per farne delle star è sintomatico dell’ascendente del mondo dell’occulto sulla musica rock. Dagli anni Cinquanta del Ventesimo secolo inizia a diffondersi, nei giri cool americani (ad esempio nel movimento della Beat Generation), l’idea che qualsiasi cosa è concessa, se è in grado di aprire le porte della percezione. È una generazione che mette in dubbio, se non rifiuta tout court, lo status quo morale e sociale dell’ordine costituito. E che non si crea problemi sul tipo di mezzi di cui servirsi per ottenere la felicità, la realizzazione personale e sperimentare l’espansione della mente. Vivere in una comune, avere un matrimonio «aperto», rivolgersi a religioni e tradizioni spirituali non occidentali quali il buddhismo zen, l’astrologia, lo yoga o al satanismo, a culti come Scientology, e naturalmente sperimentare le droghe psichedeliche: tutto è legittimo. Anche la magia, che, in virtù dei suoi legami con il femminile, e con la terra e la luna, si incastra bene con la seconda ondata femminista e la crescente coscienza ecologica.

I beatnik e gli hippie non sono stati i primi nella società occidentale industrializzata a mostrare interesse verso le arti magiche. A cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo c’è stato un vero e proprio «revival dell’occulto», replicato negli anni Venti. Ma una cosa è nuova questa volta: l’esplosione dell’industria musicale e della musica registrata, e la sua esplicita alleanza con la controcultura. Controcultura che inizia ad interessarsi all’occulto e band che univano il rock psichedelico a temi e immagini influenzate da questo nuovo interesse.

INCANTESIMI

Lo «shock rock» è quel rock noto in primo luogo per le performance dal vivo teatrali e provocatorie, a volte violente, il più delle volte innocue, sconfinanti spesso nel kitsch. E il probabile primo «shock rocker» della storia è anche l’autore del primo brano «magico» della nostra breve panoramica. Cantante, musicista, autore e attore, Screamin’ Jay Hawkins è ricordato essenzialmente per due cose. La prima è il suo successo del 1956 I Put a Spell on You (Ti ho fatto un incantesimo), che sarebbe stata una convenzionale ballata blues se Jay Hawkins (e tutta la band) non fosse stato totalmente sbronzo durante le registrazioni. La sua interpretazione disperata, rovente e ipnotizzante ha trasformato il brano in un classico senza tempo che ha ispirato centinaia di cover (una delle più belle e famose è quella di Nina Simone). Molte radio e negozi boicottano il disco, considerato «demoniaco» e troppo lussurioso. Ma I Put a Spell on You, forse grazie a un incantesimo, vende comunque più di un milione di copie, e rimane il più grande successo commerciale dell’artista. La seconda cosa per cui è famoso Screamin’ Jay Hawkins sono le sue sfrenate esibizioni dal vivo, iniziate dopo il successo di I Put a Spell. Il palco diventa teatro di performance horror/voodoo dai toni grotteschi: emerge da una cassa da morto indossando costumi di scena esagerati, e si esibisce tra effetti di fumo e arredi scenici come serpenti di gomma e microfoni a forma di teschio. I Put a Spell on You e le performance dal vivo di Hawkins hanno influenzato tra i tanti Cramps, Alice Cooper, Black Sabbath, Led Zeppelin, Marilyn Manson, Rob Zombie.

Negli anni Sessanta anche le band rock più celebri si trastullano con i temi e l’iconocrafia dell’occulto. Che siano satanisti o streghe praticanti, o che cavalchino il trend per curiosità o per soldi, nessuno però tratta l’argomento in modo ridicolo come Hawkins un decennio prima. Per un periodo i Rolling Stones sono stati considerati adoratori del diavolo, a causa dell’album Their Satanic Majesties Request (1967), e di Sympathy for the Devil (da Beggars Banquet, 1968), una delle canzoni più celebri del gruppo. Il testo (ispirato da Il Maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov) viene cantato in prima persona da Jagger che interpreta, in modo magistrale, Lucifero. Alcuni attribuiscono la morte di Brian Jones e la sanguinosa tragedia del concerto di Altamont (entrambi accaduti nel 1969) al cattivo karma ereditato da Sympathy for the Devil. Mick Jagger non sarà stato un adoratore di Satana ma qualche legame tangibile con l’occultismo ce l’aveva.

È stato amico per un periodo del regista sperimentale americano Kenneth Anger (un devoto studente di Aleister Crowley, esoterista, fondatore del moderno occultismo e ispirazione per il satanismo), e ha composto la colonna sonora del cortometraggio di Anger Invocation of My Demon Brother (1969) il cui cast comprendeva Anton LaVey (il fondatore della «Chiesa di Satana» e del satanismo laveyano) nel ruolo di Sua Satanica Maestà, Bobby Beausoleil (futuro complice di Charles Manson) come Lucifero, e Mick Jagger come Se Stesso.

ELETTRICO

I Black Sabbath si formano a Birmingham nel 1969. Suonano un blues elettrico banale, finché un giorno il chitarrista Tony Iommi arriva alle prove portando con sé una sequenza semplice di tre note che niente aveva a che fare con il blues. Quella sequenza cambierà tutto. È uno schema dissonante, usato spesso, come già detto. nelle musiche dei film horror. Iommi dice ai suoi compagni: «Perché non iniziamo a suonare una musica spaventosa?». E poi se ne esce con il riff di Black Sabbath, per Ozzy Osbourne «il riff più spaventoso che avessi mai sentito in vita mia». Il tritono diventò una formula standard nella musica dei Sabbath. Si dice che il film che ha suggerito a Iommi di suonare «musica spaventosa» fosse Black Sabbath di Boris Karloff, un’antologia (prodotta in Italia nel1964) di tre racconti nei quali l’attore era l’attrazione principale.

Nel 1970 Jimmy Page, da anni appassionato dell’occulto e di Aleister Crowley, grazie ai soldi incassati dai Led Zeppelin passa dal collezionare libri di Crowley e dall’aprire una libreria specializzata al comprare una casa in cui l’occultista aveva vissuto, sulle rive di Loch Ness, nelle Highlands scozzesi.

Altri musicisti, tipo Graham Bond, hanno legami più diretti con l’occulto. L’organista, sassofonista e cantante, innovatore e figura sottovalutata del primo r’n’b inglese, ha influenzato molti tastieristi, tra cui Jon Lord dei Deep Purple. Era probabilmente bipolare, poiché alternava momenti di sovreccitazione a momenti di forte depressione, disturbi intensificati dall’abuso di droghe. Occultista praticante e discepolo di Aleister Crowley, a un certo punto Bond arrivò a credere di esserne il figlio illegittimo. Usò una citazione famosa (Love Is the Law, L’amore è la legge), dal Libro della legge di Crowley, come titolo di un suo album pubblicato nel 1969. Il Libro della legge, scritto da Crowley nel 1904, è il principale testo sacro della Thelema, filosofia/religione da lui elaborata. Bond muore buttandosi sotto un treno della metropolitana londinese nel 1974, a trentasei anni.

Tornando ai Black Sabbath, c’è da sfatare un mito che da decenni viene dato per vero dal mainstream, ma anche da molti cultori del genere stesso: non sono stati loro ad «inventare» il metal e non sono stati loro ad introdurre nel rock il saluto con le corna, una certa iconografia e tematiche dell’occulto. Anzi, all’inizio della loro carriera i Sabbath sono considerati da molti, tra cui il leggendario critico musicale Lester Bangs, nient’altro che una scialba risposta britannica agli americani Coven (congrega di streghe), band di rock psichedelico fondata a Chicago nel 1967 dalla bellissima e biondissima strega Esther «Jinx» Dawson e dal bassista Greg «Oz» Osborne (che non è neppure lontano parente di Ozzy Osbourne, anche se le coincidenze, incredibilmente, non si fermano qui). A loro si uniscono il chitarrista Chris Neilsen, il tastierista Rick Durrett e il batterista Steve Ross. Suonano come supporto a band quali Yardbirds e The Alice Cooper Band, ed è Dawson, si dice, a introdurre il segno delle corna nel rock: apre e termina ogni concerto dei Coven con questo saluto. Jinx Dawson afferma di essere una strega praticante e di discendere da una lunga stirpe di praticanti dell’occulto, membri di varie logge massoniche, e di avere legami parentali con membri dei Rosacroce e degli Illuminati. Aggiungiamo al background una tata haitiana e il gioco è fatto. Questo è il terreno su cui germogliano i Coven che, nel 1969 pubblicano il loro disco di debutto, il fondamentale Witchcraft Destroys Minds & Reaps Souls (Mercury Records). Come dicevamo, le coincidenze con i «rivali» inglesi continuano, visto che in Witchcraft Destroys è presente un pezzo intitolato… Black Sabbath!

Sono stati i Coven, e non i Sabbath, i primi ad introdurre nel rock sia tematiche legate all’occulto (Witchcraft Destroys si chiude con Satanic Mass, la – prima, si dice – registrazione di una vera e propria messa nera), sia tutta quella iconografia che sarà propria di certo metal. Sul poster all’interno del disco Dawson appare infatti stesa su un altare, in tutta la sua splendida nudità, mentre recita la parte della vittima sacrificale di un rito sacrilego, circondata da figure vestite di nero, croci capovolte, teschi, e diverse mani che nel background fanno il saluto «satanico».

Sfortuna vuole che il nome dei Coven sia citato in un’inchiesta sensazionalistica pubblicata dall’Esquire nel 1970 (Evil Lurks in California, il Male si annida in California) sul mondo dell’occulto, sull’interesse che questo riscuote presso la controcultura e sugli atti di violenza a questo accostati, quali gli omicidi Tate-La Bianca (pianificati da Charles Manson e compiuti da alcuni suoi discepoli, membri della cosiddetta «famiglia Manson»). Sebbene l’unico legame concreto tra il criminale e i Coven sia una foto che lo ritrae con una copia del loro disco, le cose per i Coven iniziano a girare male… La casa discografica, che pur all’inizio spinge addirittura sul pedale del satanismo, ritira dal mercato il disco, spaventata dalla pubblicità estremamente negativa. Addirittura sembra che Dawson sia sotto osservazione dell’Fbi, in quanto «sacerdotessa del male». La band pubblica nel 1974 un disco finale, Blood on the Snow, e l’anno seguente si scioglie, mentre Jinx Dawson avvia, tra alti e bassi, una carriera come cantante solista, attrice e modella.

Nel 2008 esce il quarto album dei Coven, Metal Goth Queen-Out of the Vault, disco di materiale precedentemente inedito registrato dalla band nel corso della loro carriera. Recentemente (2016/ 2017) Dawson ha riformatoil gruppo, con una line-up tutta nuova, per suonare al Festival olandese Roadburn.

GIOSTRE DI PAURA

Gli omicidi compiuti da membri della Manson Family mettono anche i Beatles, tutti amore-pace-Lsd, sulla mappa del rock satanico. Dopo aver ucciso Sharon Tate (incinta di otto mesi) con sedici pugnalate, Susan Atkins, una delle esecutrici materiali degli omicidi, scrive sullo specchio del bagno, con uno straccio intriso del sangue dell’attrice, «Helter Skelter», espressione inglese che significa «confusione». Inoltre, in Gran Bretagna, è il nome di una giostra che si trova nei luna park. Ma è soprattutto il titolo di una canzone dei Beatles, pubblicata nel White Album (1968) e scritta da Paul McCartney, che vuole creare il suono più rumoroso e sporco possibile. E ci riesce, visto che Helter Skelter viene riconosciuta dagli storici della musica addirittura come influenza fondamentale nel primo sviluppo dell’heavy metal. Helter Skelter, e tutto il White Album, sono stati interpretati dalla mente malata di Charles Manson come messaggi profetici indirizzati esclusivamente a lui e alla sua «famiglia», missive che significano «arrivo del caos» e «fine del mondo», e che indicano che deve iniziare lui stesso a diffondere il disordine. Durante la sua testimonianza al processo, Manson afferma che «la musica sta dicendo ai giovani di insorgere contro l’ordine costituito. Perché dare la colpa a me? Non ho scritto io la musica». È la musica, ripete, che dice «ribellati», che dice «uccidi», non lui.

Sembra che l’occulto e la stregoneria siano tornate di moda tra le nuove band rock. Due formazioni contemporanee da tenere d’occhio sono i canadesi Blood Ceremony e i fiorentini Psychedelic Witchcraft, entrambe capitanate da ragazze belle e brave. I primi dalla sexy Alia O’Brien, cantante, organista e flautista; i secondi da Virginia Monti, una voce splendida che (in particolare in Angela) ricorda un’altra «strega del rock» (strega per lo show business, potremmo dire), Stevie Nicks dei Fleetwood Mac.

I Blood Ceremony si sono formati a Toronto nel 2006 e la loro musica, definita «witch rock», è un mix di heavy rock, doom metal, folk psichedelico e prog, con testi pieni di riferimenti alla magia nera e a classici del cinema horror. Hanno realizzato quattro album, l’ultimo è Lord of Misrule (2016). In Italia gli Psychedelic Witchcraft sembrano non avere rivali. Anche loro citano film horror e temi dell’occulto nei loro brani (Angela è la protagonista del film che ha ispirato la canzone, La pelle di Satana, un horror del 1971). Hanno debuttato l’anno scorso (2016) con l’album The Vision, tra doom, blues e rock psichedelico.