Visioni

Il destino già scritto delle periferie

Il destino già scritto delle periferieUna scena di «Malarazza»

Al cinema Nelle sale la seconda regia di Giovanni Virgilio «Malarazza», la dura emarginazione fra criminalità e violenza nei quartieri catanesi del Librino

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 9 novembre 2017

Come in una tragedia classica, non c’è modo di sfuggire al proprio destino. Un destino assegnato dalla nascita, ma soprattutto dal luogo in cui si è nati: la periferia, o il centro urbano degradato. Sono i quartieri catanesi di Librino – con i palazzoni anonimi che la accomunano alla periferia di Napoli, Roma e tante altre in tutto il mondo – e San Berillo, luogo di decadenza nel cuore antico della città.

Fra questi due centri nevralgici dell’emarginazione si svolge il racconto di Malarazza – Una storia di periferia, la seconda regia di Giovanni Virgilio dopo La bugia bianca. Rosaria (Stella Egitto) è sposata con Tommaso Malarazza, un violento buono a nulla, poco tagliato anche per la criminalità che si tramanda di padre in figlio come un titolo nobiliare. Sulle sorti del figlio Antonino, quasi quattordicenne, si combatte la «battaglia» del film: la sfida immane di Rosaria per farlo uscire dal cono d’ombra di un destino segnato e senza prospettive se non quella di cominciare dallo spaccio una scalata verso l’«élite» della criminalità.
Ad aiutare Antonino e Rosaria c’è il fratello di lei, Franco (Paolo Briguglia), travestito che vive e si prostituisce nelle strade di San Berillo.

Ma i Malarazza, come i Malavoglia di Verga che Virgilio omaggia anche nell’affresco sociale delle periferie siciliane – anche se la denuncia prende a momenti il sopravvento sulla storia e i personaggi – non sono aiutati dalla provvidenza, né dalle istituzioni che non sembrano esistere in quei luoghi che Malarazza ci mostra nel buio della notte o sotto un cielo livido – che anche in riva al mare avvolge nell’oscurità i suoi protagonisti.

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