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Il desiderio femminile che circola in città

Venezia L’idea è nata osservando con attenzione ciò che si è mosso in città nella prospettiva delle prossime amministrative del Comune. E che ha sollecitato tante, come me, riluttanti da sempre […]

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 6 settembre 2020

L’idea è nata osservando con attenzione ciò che si è mosso in città nella prospettiva delle prossime amministrative del Comune. E che ha sollecitato tante, come me, riluttanti da sempre a essere fagocitate dalla rincorsa elettorale, dalle sue logiche e strettoie, a entrare come candidate nelle liste di opposizione all’attuale governo cittadino. Tante, come me, senza tessera di partito in tasca, distanti dalla militanza tradizionale, attive invece nell’ambito professionale, nel volontariato, nei comitati sull’ambiente e sui beni comuni, o, nel mio caso, nel movimento civico di Un’altracittàpossibile.

A Venezia da tempo si è andata costruendo una forza che non è solo di contrasto alle scelte degli ultimi anni: la consegna all’utilizzo della città come luogo di massima estrazione di valore e ricchezza in mano a chi opera nel turismo, la distorsione urbanistica provocata anche su Mestre e Marghera considerate solo come dormitori, la povertà crescente e la diffusione dello spaccio, il gigantismo crocieristico e l’illegalità diffusa, l’indebolimento complessivo del tessuto sociale, in un quadro complessivo di democrazia formale e svuotata da ogni forma di partecipazione. Luoghi di riflessione, pratiche alternative, progetti di cittadinanza attiva, pur nella fatica di reiventarsi spazi sociali, tutti estirpati da questa amministrazione, hanno scandito la vita della città, specie in quest’ultimo anno, alimentando non solo la speranza ma la volontà di dare vita a un governo diverso.

In tutto questo mare di operosità politica, la partecipazione femminile è stata una componente decisiva per qualità e quantità, dentro e fuori i partiti. E questa anima collettiva cittadina e questo desiderio femminile di dar forma a una città diversa hanno spinto tante, come me, a interrogare la consueta distanza di sicurezza dall’agone elettorale e a comprendere se si fosse prodotto uno scarto che lasciava posto a un desiderio nuovo. La parola che si gioca in questa discesa in campo di tante donne è quindi proprio “desiderio”.

La città è il nostro orizzonte, è il luogo in cui viviamo e in cui possiamo agire, l’hic et nunc che abbiamo a disposizione nell’arco della nostra vita. Vogliamo vederla cambiare adesso perché il percorso e la forza femminile sono maturi. Abbiamo parola su ogni aspetto della vita che vi si svolge, abbiamo studiato o osservato, abbiamo competenze diffuse, sia professionali che talenti personali incarnati nelle relazioni quotidiane, sappiamo di economia ma anche di empatia. E le esperienze di sindache come Ada Colau, Anna Hidalgo e molte altre ci confermano che incidere sulla qualità delle nostre città è possibile, ci sono modelli, pratiche, esempi.

Rendersi conto del desiderio femminile che è apparso in città e decidere di ritrovarsi tra alcune legate da relazioni amicali e di fiducia, talune iscritte ai partiti, altre avvicinatesi per quest’occasione come indipendenti, è stato veloce come un lampo. Riflettere sull’orizzonte della nostra azione di valorizzazione di questo desiderio scegliendo di non limitarsi alla lista di coalizione in cui eravamo inserite coinvolgendo tutte le donne che erano scese in campo per cambiare l’amministrazione è stata una scelta maturata ben presto nella discussione.

Ci siamo rese conto che operare per unire e non rivendicare ciascuna un’appartenenza esprimeva una libertà maggiore, parlava di una politica differente che crea ponti per costruire quell’intelligenza collettiva che deve far proseliti in città affinché tutte e tutti si sentano partecipi di un ridisegno comune dei fondamenti del vivere comune. E di quell’intelligenza collettiva, la misura femminile ne è una componente essenziale, non è qualcosa che si aggiunge bensì indica con precisione la strada da intraprendere. Perché una città a misura di donna è una città più giusta e più felice per tutti. L’appello di Venezia Manifesta, oltre alle tantissime adesioni, sta facendo scorrere energie, riaccendere altro desiderio. E il desiderio è contagioso e presto si renderà visibile in città.

* Venezia Manifesta. Candidate promotrici firmatarie: Tiziana Plebani, Franca Marcomin, Rosanna Marcato, Valentina Fanti, Anna Messinis, Stefania Bertelli, Eugenia Fortuni, Paola Di Biagi, Michela De Grandi, Barbara Zanon, Monica Sambo.
Prime sostenitrici: Mara Rumiz, Maria Teresa Menotto
L’appello con le firme (che si raccolgono ancora) è stato pubblicato da Ytali: (https://ytali.com/2020/08/31/noi-donne-candidate-a-venezia/) o sul nostro profilo Facebook https://www.facebook.com/veneziamanifesta

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