Politica

Il ddl prescrizione arriva in Aula alla Camera, maggioranza in tilt. Ma la ex Cirielli rimane intatta

In principio l’allungamento dei termini di prescrizione era previsto, nei progetti governativi, per i soli reati di corruzione propria e impropria. Ma nel testo del ddl licenziato dalla commissione Giustizia […]

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 13 marzo 2015

In principio l’allungamento dei termini di prescrizione era previsto, nei progetti governativi, per i soli reati di corruzione propria e impropria. Ma nel testo del ddl licenziato dalla commissione Giustizia della Camera che ha spaccato in due la maggioranza di governo – favorevoli Pd, Sel e Sc; contrari M5S, FI, Lega e Ncd-Ap che accusa i democratici di aver tradito gli accordi presi all’interno del governo – e che approderà in Aula lunedì prossimo, i termini si allungano alla fin fine per tutti i reati, che siano delitti o contravvenzioni.

Non direttamente (per le varie fattispecie di corruzione la prescrizione sale fino alla pena edittale massima aumentata della metà) ma per effetto delle sospensioni previste al decorso dei tempi: due anni dopo la sentenza di condanna in primo grado, un anno dopo la condanna in appello, e anche nel caso di rogatorie all’estero (6 mesi), di perizie complesse (3 mesi) e di istanze di ricusazione.

Ma se c’era un vero motivo di urgenza nella riforma della prescrizione, era senz’altro la necessità di abolire la cosiddetta ex Cirielli, una delle norme maggiormente responsabili del sovraffollamento carcerario, come registrato anche in sede europea: la legge ad personam, introdotta dal governo Berlusconi nel 2005 per salvare l’amico Cesare Previti, che diminuiva i termini di prescrizione ma aumentava – per acquietare le indignazioni giustizialiste – le pene per i recidivi. E invece, nel testo del ddl è proprio questo l’unico punto che «resta ancora aperto e sarà oggetto di un ordine del giorno per un prossimo provvedimento», come riferisce al manifesto la presidente della Commissione, Donatella Ferranti, che pure appena dopo il voto rivendicava: «Finalmente, dopo dieci anni, mandiamo in archivio la ex Cirielli, una legge perniciosa che dimezzando i tempi di prescrizione ha creato vere e proprie sacche di impunità».

Un parere esattamente opposto a quello espresso per esempio dai penalisti italiani (Ucpi) che hanno proclamato lo stato di agitazione contro una riforma considerata «demogogica e populista»: «Non è vero – ribatte Beniamino Migliucci, presidente dell’Ucpi – dal 2005 ad oggi le prescrizioni maturate sono dimezzate, passando da oltre 220 mila alle circa 120 mila del 2013, secondo i rilevamenti della stessa commissione Giustizia».

E invece, aggiunge Migliucci, «l’allungamento indiscriminato dei termini di prescrizione servirà solo ad allargare sempre più la distanza temporale dal fatto al giudicato e i tempi processuali diventeranno lunghissimi, contrariamente a quanto prescrivono le convenzioni internazionali e la nostra Costituzione, secondo la quale ciascuno ha diritto ad un processo in tempi ragionevolmente brevi. E infatti nel civile, dove la prescrizione non esiste, i processi sono infiniti».

Ma Ferranti rivendica la «bontà» del testo «che guarda caso non garba né all’Anm né all’Unione camere penali, con giudizi completamente agli antipodi: i magistrati parlano di “romanella”, i penalisti di “allungamento indiscriminato dei termini”», e auspica che sul ddl ci sia in Aula «un vasto consenso, anche del M5S». Ma per quanto riguarda il doppio binario creato dalla ex Cirielli per i recidivi, la deputata Pd spiega: «C’è indubbiamente una discrasia sulla quale bisognerà intervenire ma abbiamo chiesto al governo di monitorare prima gli effetti che si avrebbero modificando una norma che, andando incontro al favor rei, andrebbe applicata anche ai processi in corso e rischierebbe di diventare una sorta di indulto».

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