Cultura

Una narrazione fisica

Una narrazione fisicaLaurie Anderson davanti alla sua opera

Mostre Nell'ex-Chiostro della chiesa di Santa Caterina a Formiello di Napoli, un intervento site specific della performer americana Laurie Anderson

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 13 settembre 2016

Non è proprio un site specific, però quando uno spazio s’inaugura con una mostra particolare come quella di Laurie Anderson nell’ex-Chiostro della chiesa di Santa Caterina a Formiello di Napoli, ristrutturato e riaperto, si dà un segnale di scelte di stili e tendenze calibrate sulle caratteristiche del luogo, che finiscono a loro volta per connotarlo. La Fondazione Made in Cloister, impegnata da alcuni anni in un programma culturale e in un progetto di rigenerazione urbana per valorizzare l’area di Porta Capuana nel centro storico di Napoli – una delle aree più antiche della città – ha individuato nel complesso monumentale annesso alla Chiesa vicino al Lanificio 25, il luogo ideale per far convivere il passato rinascimentale e l’archeologia industriale, la storia architettonica e un progetto per l’arte contemporanea. E così dopo un progressivo degrado sia delle strutture che degli insediamenti produttivi e artigianali, questo recupero ha trasformato il chiostro in uno spazio espositivo con annessi art shop e ristorante e in un centro creativo e culturale, un crocevia d’incontri in cui artisti e designer potranno lavorare con i maestri artigiani delle botteghe.

La mostra The Withness of the Body, di Laurie Anderson, grande artista multimediale americana (cantante, videomaker, pittrice e molto altro ancora) e moglie di Lou Reed, è la sua prima personale in Italia (fino al 30 settembre, produzione di Tramontano Arte). In una struttura narrativa circolare una trentina di pezzi tra disegni di grandi dimensioni e altri più piccoli fatti con carboncini su carta e acrilici su tela in bianco e nero nei quali ricorre sempre l’immagine di Lolabelle, il suo cane, ma anche un calendario, i fogli lasciati a terra a raccontare sogni e incubi di un mese intero, due cuscini che narrano storie (per sentirle bisogna appoggiarci la testa). Al centro campeggia un enorme ritratto di Lolabelle e dietro c’è forse il momento più perturbante di tutta la mostra: una nascita, con tanto di medici e sala parto. Chi viene alla luce non è un essere umano ma il rat terrier, rinato dal grembo di Laurie Anderson.

Tutta l’esposizione è dedicata alla nipote ballerina Theodora Anderson (morta nel giorno in cui avrebbe compiuto 25 anni) e alla compianta cagnolina alla quale l’artista aveva dedicato alcune commoventi sequenze di Heart of a dog, il suo film passato in concorso all’ultima Mostra di Venezia. La mostra appare come la naturale estensione della sua ricerca sui temi della vita, della perdita e della consistenza ed inconsistenza del corpo. Pennellate fresche, energiche, vorticose e larghe delle opere allestite, che riecheggiano artisti come Van Gogh e Bacon. «Withness significa unione, l’insieme del corpo, come ci si relaziona alla propria esistenza fisica, – dice l’artista – un tema esplorato dalla filosofia, ma anche da un poeta come Delmore Schwarz, uno dei maestri di Lou».

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