Il corpo ha una sua militanza
Rebecca Horn, «Feathered Prison Fan», 1978, dal film «Die Eintänzer»
Cultura

Il corpo ha una sua militanza

Intervista Un incontro con Rachele Borghi, geografa, performer e attivista transfemminista in occasione del convegno francese «Espaces genrés, sexués, queer». «Anche il corpo delle suffragette aveva un suo valore performativo»
Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 2 novembre 2017
Lo spazio pubblico non è mai neutro, la sua percezione cambia in relazione alla nostra appartenenza – intersezione che delinea trasversalmente la nostra identità in quanto soggetti: non solo attraverso il genere ma anche incontrando altre categorie, sociali e culturali. Si tratta di comprendere in che misura il proprio approccio al mondo e allo spazio sia situato, cioè condizionato da diversi caratteri che si incarnano. Negli Stati uniti, le teorie di genere e della sessualità hanno intercettato l’architettura almeno a partire dagli anni Settanta, non solo con finalità legate alle lotte comuni contro i principi gerarchici del sistema patriarcale o...
Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi