Venerdì 18 giugno gli iraniani andranno alle urne per eleggere il prossimo presidente della Repubblica islamica. La buona novella è che non si tratterà di un membro dei Pasdaran, le Guardie rivoluzionarie. La cattiva notizia è che, dietro le quinte, i giochi sono già stati fatti, il voto avrà un impatto negativo sulla ripresa dell’accordo nucleare e quindi dell’economia. I dodici teologi e giuristi che compongono il Consiglio dei Guardiani hanno infatti approvato sette candidati: saranno soltanto loro a potersi presentare alle presidenziali del 18 giugno. Se nel 2013 il moderato Hasan Rohani era riuscito ad aggiudicarsi la poltrona di...