Il Conformista compie 50 anni
L'impaziente inglese Nel 1970, Bernardo Bertolucci aveva 29 anni. Aveva già girato cinque lungometraggi, collaborato con Pier Paolo Pasolini e Sergio Leone. I suoi film erano celebrati e «Il Conformista» fu presentato […]
L'impaziente inglese Nel 1970, Bernardo Bertolucci aveva 29 anni. Aveva già girato cinque lungometraggi, collaborato con Pier Paolo Pasolini e Sergio Leone. I suoi film erano celebrati e «Il Conformista» fu presentato […]
Nel 1970, Bernardo Bertolucci aveva 29 anni. Aveva già girato cinque lungometraggi, collaborato con Pier Paolo Pasolini e Sergio Leone. I suoi film erano celebrati e «Il Conformista» fu presentato alla Berlinale e al festival di New York, dove venne presentato anche «Strategia del ragno», un film per la televisione. Ma fu «Il conformista» a renderlo famoso. È un film che sembra semplice ma rimane impresso nella mente, sembra che parli di cose brutte ma lo fa in una maniera così bella. Tratto dal romanzo del suo amico Alberto Moravia, il film rappresenta l’autopsia di un fascismo inzuppato di paura esistenziale come «L’étranger» di Albert Camus. Come quel romanzo, è la storia di un semplice omicidio che semplice in fondo non è.
Marcello Clerici, il conformista del titolo, è interpretato da Jean-Louis Trintignant con una freddezza tremante. Marcello anela a una vita normale. Ma essere normale ai tempi di Mussolini rappresenta un impegno. Così decide di arruolarsi nella polizia segreta dei fascisti. Non lo fa per convinzione né per i soldi ma proprio per diventare un cittadino modello. Allo stesso modo vuole sposare Giulia (Stefania Sandrelli); va anche a confessarsi anche se non crede in Dio. Per provare la sua lealtà all’ OVRA diventa parte di un complotto per uccidere il Professor Quadri (Enzo Tarascio), suo vecchio insegnante all’università e ora critico del regime in esilio a Parigi. Per questo Marcello e Giulia vanno in luna di miele a Parigi, mescolando la politica con il sesso. Il film si muove avanti e indietro nel tempo ma tornando sempre al viaggio in macchina durante il quale Marcello e il suo complice seguono la vittima prescelta. Marcello è un uomo vuoto che ricorda i famosi ‘Hollow Men’ di T.S. Eliot. La sua sessualità è indecisa; la politica è non-esistente. Lui è l’ironia che non sa prendere nulla sul serio. Non sa proprio se sta scherzando o meno. Fa il saluto romano ma lo fa come uno che vuole solo ammirare la sua ombra. Marcello è – per essere precisi – un narcisista nichilista. In questo, per Bertolucci, Marcello è peggio dei fascisti. Come dice Walter nel «Grande Lebowski»: «Nichilisti? Mi venga un colpo. Allora è meglio la dottrina nazional-socialista, Drugo. Se non altro, ha alla base l’ethos».
E arriviamo ad ora. Mezzo secolo più tardi e «Il conformista» è più rilevante che mai. La cosiddetta ALT Right vive e cresce nel regno dell’ironia. È nata sui siti in cui il razzismo è un gioco, fino a quando non lo è più. È un momento illuminato dalle fiamme delle torce tiki e ha come suo eroe e capo un presidente che non crede in nulla se non al suo potere e alla sua immagine. Ci troviamo nella nuova normalità.
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