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Il confine tra “noi” e “loro”

Finestre di Orosia Tra alcuni giorni ritorno al cohousing ed al lavoro. Anche a questo silenzio montano arrivano le voci sofferte dei migranti. Dai fatti riportati, a fine agosto a Roma, viene sgomberato […]

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 16 settembre 2017

Tra alcuni giorni ritorno al cohousing ed al lavoro. Anche a questo silenzio montano arrivano le voci sofferte dei migranti. Dai fatti riportati, a fine agosto a Roma, viene sgomberato dalla forza pubblica uno stabile dove da quattro anni vivono 400 adulti e 35 minori, in prevalenza etiopi ed eritrei, quasi tutti accolti in Italia come rifugiati, con documenti. Un centinaio si accampa nei giardini della piazza vicina. Aumenta la tensione: violenza tra polizia e migranti. Fa paura il progressivo prevalere del criterio di ordine pubblico come risposta a una grande fragilità, in un Paese sinora sensibile all’accoglienza. Poi scontri politici e istituzionali, commenti sul rispetto dei diritti, sulla necessità di piani programmati e non emergenziali. Rispetto alla questione migranti cresce in Europa la politica della “messa in sicurezza”. Zygmunt Bauman nel suo libro “Stranieri alle porte”(Bari 2016) prende una posizione molto critica: la “securizzazione” è una politica socialmente miope e fuorviante. Scrive Bauman che già Kant, rispetto alla convivenza su un pianeta gremito di umani, il diritto dello straniero pacifico a non essere trattato in modo ostile è questione morale. Ma, sempre per Kant, se morale e politica non possono coesistere, si crea conflitto. Oggi la politica della “securizzazione” pone spesso questioni morali. Tuttavia per Bauman la minaccia peggiore, per la convivenza sul pianeta, non è tanto la negazione della morale quanto la sua sospensione, ovvero il fenomeno della “adiaforizzazione”: la furtiva e inesorabile espansione di relazioni umane esonerate dal giudizio morale, “moralmente indifferenti”, senza doveri morali che riconosciamo come nostre responsabilità. Tracciato il confine tra un “noi” e “loro”, la Società permette di disconoscere per il “loro” le responsabilità morali. L’ambivalenza di questa scissione, la “dissonanza cognitiva” e la confusione comportamentale che ne deriva, viene attenuata dall’ attribuire a “loro” un’immagine di esseri umani indegni di rispetto. Ed ecco le divagazioni sul tema dei profughi accusati di diffondere malattie, essere anticamera del delinquere, al servizio del terrorismo. La politica migratoria divide il mondo sano, pulito, dal mondo residuale di “altri”: oscuri, malati, invisibili, che notiamo perché ci bussano alla porta. Per Bauman, quella porta, per il futuro del mondo, dobbiamo aprirla. La coabitazione sulla terra richiede il dialogo, piacevole o carico di tensione, ma inevitabile. Mi manca la grande cucina del cohousing per conversare e condividere tutto questo.

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