Il colosso Toho finisce sotto inchiesta
Maboroshi Fondata quasi novanta anni fa come compagnia operante dapprima nell’ambito del teatro kabuki, è diventata nel corso di questo ultimo secolo la più grande casa di produzione cinematografica del Sol Levante
Maboroshi Fondata quasi novanta anni fa come compagnia operante dapprima nell’ambito del teatro kabuki, è diventata nel corso di questo ultimo secolo la più grande casa di produzione cinematografica del Sol Levante
Fondata quasi novanta anni fa, per la precisione il 12 agosto del 1932, come compagnia operante dapprima nell’ambito del teatro kabuki nelle zone centrali della capitale giapponese, Toho è diventata nel corso di questo ultimo secolo la più grande casa di produzione cinematografica del Sol Levante. Responsabile di molti dei capolavori della settima arte usciti nell’arcipelago durante il cosiddetto periodo d’oro del cinema giapponese, la casa di produzione ha lanciato, fra gli altri, registi quali Akira Kurosawa, Kon Ichikawa e Keisuke Kinoshita, la Toho è salita alla ribalta internazionale toccando un pubblico più vasto soprattutto grazie ai kaiju eiga, i film di mostri, Godzilla naturalmente su tutti. Seguendo il modello hollywoodiano classico la Toho ha in seguito esteso le sue attività anche nella distribuzione, dove tutt’oggi primeggia nel mercato nazionale. Specialmente negli ultimi due anni ha collezionato a livello distributivo un successo dopo l’altro, l’anno scorso distribuendo cinque dei dieci film che più hanno guadagnato al botteghino, compreso il numero uno, Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, il capitolo finale della saga creata da Hideaki Anno nel 1995.
MENTRE nel 2020 sono stati ben sette i titoli distribuiti dalla Toho fra i dieci che più hanno incassato al cinema, con la punta di diamante rappresentata ancora una volta un lungometraggio animato, Demon Slayer: Kimetsu no yaiba – The Movie: Mugen Train, diretto da Haruo Sotozaki. Nel 2005 arriva l’ultimo tassello che completa il «mostro», attraverso una società sussidiaria la Toho acquisisce la catena di sale Virgin Cinema, fondata nel 1997 e che subito rinomina Toho Cinemas. Si chiude quindi il cerchio produzione, distribuzione ed esercizio che rende la compagnia giapponese uno degli agenti del settore intrattenimento più potenti ed influenti dell’arcipelago.
LA MAGGIOR PARTE dei cinema Toho si trovano in grandi magazzini o centri commerciali e l’ascesa ed improvvisa espansione di quest’ultimi, avvenuta per lo più a partire dal primo decennio di questo secolo, ha rappresentato un volano che ha trainato la crescita della catena cinematografica in questione. Ad oggi, Toho Cinemas conta 677 sale in 72 cinema sparsi per l’arcipelago, seconda per numero di sale solo a Aeon Cinema, anche questa una catena cinematografica strettamente legata ai centri commerciali. Come è facile immaginare, il colosso Toho e l’avvento delle multisale ha soffocato le piccole sale indipendenti, anche se queste hanno saputo trovare una nicchia in cui prosperare, ma in un paesaggio in cui le abitudini degli spettatori, le piattaforme streaming e l’offerta di altri tipi di intrattenimento stanno rivoluzionando il panorama, la situazione è, non solo in Giappone, in fieri e più che mai aperta.
Vista la grandezza del colosso Toho, quasi un Godzilla che tutto calpesta e travolge, era quasi preventivabile quello che è stato reso noto alcuni giorni fa e cioè che Toho Cinemas è sotto inchiesta da parte dell’autorità giapponese garante della concorrenza, per possibili violazioni della legge antitrust. Secondo quanto riportato dai media giapponesi, la società avrebbe fatto pressione su altre case di produzione per permettere solo a Toho Cinemas di proiettare i loro film minacciando di ostracizzare lavori prodotti da società che si sarebbero rifiutate di collaborare.
La Toho attraverso una dichiarazione ufficiale si è detta disponibile a cooperare e fornire tutto quanto necessario per risolvere la questione, resta il fatto che la notizia getta una luce abbastanza sinistra sul modus operandi del grande colosso dell’intrattenimento.
matteo.boscarol@gmail.com
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