I mondiali di calcio non potranno più svolgersi nel consueto periodo che va tra la metà di giugno e la metà di luglio, perché il cambiamento climatico imporrà una diversa programmazione alla Fifa. Sono le conclusioni alle quali sono arrivati alcuni meteorologi internazionali insieme al Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici. Esaminando i dati storici sul meteo, unitamente alla qualità dell’aria, gli esperti sostengono che nei prossimi dieci anni i principali avvenimenti sportivi su scala planetaria, subiranno pesanti condizionamenti dovuti al rapido cambiamento del clima.

In particolare, gli studiosi affermano che i Campionati mondiali di calcio dovranno essere programmati in un periodo dell’anno diverso rispetto a quello d’ordinanza, perciò invitano la Fifa, la Federazione internazionale di football, a individuare con largo anticipo altri periodi dell’anno. I mondiali di calcio svoltisi a dicembre nel 2022 in Qatar non rappresentano più l’eccezione nella storia del calcio, nei prossimi anni potrebbe essere la regola. La programmazione e la gestione dei mondiali di calcio nei prossimi decenni a causa dei cambiamenti climatici estremi, sarà più difficile per la varietà geografica dei Paesi che li ospiteranno.

Sotto la lente dei meteorologi anche le Olimpiadi, che quest’anno si svolgeranno a Parigi dal 26 luglio all’11 agosto, periodo impensabile nel prossimo decennio con i fenomeni estremi ormai diventati sempre più frequenti. Una diversa gestione e una nuova programmazione dei Giochi olimpici, però, sarà meno problematica rispetto Mondiali di calcio, dato che la manifestazione si svolge in una singola città.

Sicuramente saranno necessari nuovi investimenti nelle infrastrutture per far fronte all’impatto dovuto alle condizioni meteo estreme causate dal cambiamento climatico, a tutela anche della salute dei calciatori o degli atleti che gareggeranno. Infatti, le preoccupazioni maggiori espresse dagli studiosi, in rapporto agli eventi sportivi dei prossimi anni, riguardano le condizioni di caldo estremo e la scarsa qualità dell’aria, che peggiora sempre più, due elementi condizionanti per lo svolgimento delle competizioni sportive.

Il mondo dello sport ha il suo peso nei cambiamenti climatici. Il calcio, l’atletica, lo sci, il golf nel complesso delle manifestazioni sportive su scala mondiale, unitamente al funzionamento degli impianti dove si svolgono le gare, producono emissioni pari a 35 milioni di tonnellate di CO2, come sottolineano i dati diffusi recentemente da Sport Ecology.

Una partita di calcio, in media emette tra 850 e 900 tonnellate di CO2 calcolando lo spostamento dei tifosi in aereo, in treno e in auto, oltre al funzionamento dello stadio.

In un futuro non troppo lontano, la programmazione degli eventi sportivi dovrà necessariamente tener conto della temperatura, delle precipitazioni e della qualità dell’aria, oltre all’impiego di materiale per la costruzione di impianti in grado di reggere nel tempo l’impatto ambientale determinato dalla frequenza dei fenomeni estremi. Già negli ultimi tempi sia il calcio in Europa, soprattutto la Premier League inglese, sia il cricket in Estremo Oriente, hanno subito seri danni economici dalle sospensioni dei match dovuti alla siccità e all’impossibilità di bagnare i campi di gioco oppure alle piogge abbondanti, senza dimenticare che in casa nostra l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna l’anno scorso ha comportato il rinvio al 2026 delle gare di Formula Uno in programma a Imola con ingenti danni economici per gli organizzatori e per la regione emiliana.