Editoriale

Il cinismo dell’Europa

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Migranti Bruxelles continua a proporre ricette che favoriscono i trafficanti e provocano naufragi

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 6 gennaio 2015

L’arrivo recente di navi provenienti dalla Turchia con a bordo centinaia di profughi siriani, conferma che gli strumenti per aggirare la legge e le frontiere chiuse, da parte di chi lucra sulla pelle dei migranti, vengono adeguati, ancor prima che i governi si mettano in moto, alle nuove decisioni dell’UE.
Si potrebbe dire che le anticipano, prevedendole e quindi adottando soluzioni in grado di renderle inefficaci. Spesso i trafficanti ricorrono a strategie già utilizzate in passato. Utilizzare grandi navi in disuso (quindi non piccole imbarcazioni, pericolose soprattutto nei mesi invernali) è un metodo già visto tante volte. Qualcuno ricorderà ad esempio i 1200 albanesi approdati a Bari nel 1997 con un cargo di grandi dimensioni. Oppure i 1200 Kurdi arrivati ad Otranto nel 2000. O i 1000 Kurdi arrivati in Sicilia nel 2002. Negli ultimi mesi, secondo la Guardia costiera, sono almeno quindici i casi simili a quelli di questi giorni: il 22 dicembre, la nave Carolyne Assense con 850 migranti attraccava ad Augusta senza timoniere e in queste ore la Blue, approdata a Gallipoli, con quasi 900 persone e la Ezadden attraccata a Corigliano Calabro la notte tra il 2 e il 3 gennaio con 450 migranti a bordo.
Questi ultimi arrivi riguardano tutti profughi siriani ed è bene ricordare che delle circa 3,8 milioni di persone fuggite dalla Siria, più o meno il 95% sono ospitati in Iraq, Giordania, Egitto, Libano e Turchia.
Eppure sembra, leggendo articoli e commenti, che stiano arrivando tutti «a casa nostra». Il fatto che i governi europei, compreso quello italiano – soprattutto dopo la decisione di chiudere l’esperienza di Mare nostrum – non facciano niente per sottrarre i siriani ai trafficanti di persone e che continuino invece a proporre nuove misure di contrasto e di chiusura (si vedano le dichiarazioni del commissario europeo all’immigrazione Dimitris Avramopoulos), senza chiedersi come favorirne l’ingresso in sicurezza e legalità, è insieme incredibile e insopportabile.
Il cinismo dell’Ue che continua a proporre ricette che in questi anni hanno favorito solo i trafficanti e provocato naufragi e morti è davvero scandaloso. I testimoni raccontano di aver pagato 6000 euro a testa per arrivare in Europa, quindi per una nave come la Blue Sky la cifra raccolta è pari a milioni di euro. Ma ci chiediamo e chiediamo ai signori del proibizionismo e del razzismo, ai governi e al Commissario per l’immigrazione: i siriani, le intere famiglie che fuggono dalla guerra, avrebbero potuto rivolgersi allo stato italiano o all’Ue? La risposta è no e la verità è che oggi per arrivare in Europa e chiedere protezione ci si può rivolgere solo ai trafficanti.
I governi sono sempre più impegnati a firmare accordi (il processo di Khartoum è un programma di accordi multilaterali che vede coinvolti decine di governi, compresi quelli dell’Ue e di molti Paesi di transito e di partenza dei profughi) con governi spesso impresentabili come quello eritreo, per impedire a chi fugge da guerre e persecuzioni di arrivare in Europa. Lasciando così che siano gli stessi che alimentano guerre e persecuzioni a occuparsi di coloro che fuggono, spingendo perché vengano fermati nei campi profughi lontani dalle nostre frontiere, dai nostri occhi e dalle loro responsabilità.
Così i profughi vengono di fatto lasciati in balia dei trafficanti, che più difficoltà incontrano più esosi diventano. Le persone, uomini, donne e bambini, fuggono in cerca di protezione e sicurezza. Davvero un risultato di cui andare orgogliosi. Per mettere fine a questo perverso meccanismo bisognerebbe abbandonare le politiche proibizioniste e di delocalizzazione delle frontiere, rendendo possibile e più conveniente per i migranti e i profughi rivolgersi agli stati anziché ai trafficanti.
In particolare per i profughi oggi è indispensabile aprire canali d’accesso umanitari (oltre a riprendere l’operazione Mare nostrum, sotto il comando italiano e con il sostegno dell’Ue) con possibilità di chiedere asilo nei Paesi di transito, ottenendo un lasciapassare per richiesta di protezione, senza filtri. In una fase storica nella quale i conflitti aumentano e con essi le persone in fuga, perseverare nelle politiche di chiusura e respingimento equivale ad alimentare un vero e proprio mercato illegale, con costi altissimi per gli stessi Stati, oltre che per i rifugiati.
*vicepresidente nazionale
Arci

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