Nina di Majo: «Il cinema, dalla sua nascita, dai fratelli Lumière a Ernest Lubitsch, anzitutto attraverso l’opera di Alfred Hitchcock e, successivamente, il “neorealismo” italiano, trova un modo nuovo di narrare l’Io. Il mondo diventa, da spazio all’interno del quale poteva (“doveva”) dispiegarsi un’azione, spazio di interrogazione profonda della realtà stessa: l’immagine perciò perde il suo legame fondamentale col movimento, smette i panni di immagine-movimento per farsi definitivamente immagine-tempo. Il cinema spezzando tutti i legami senso-motori che sino ad allora avevano informato ed ispirato l‘immagine, rimette in discussione lo strutturarsi dell’esperienza. Il tempo è frammentato, giustapposto, diacronico eppure sospeso, astratto,...