Il cineasta Picasso, Fellini il pittore
Mostra Alla Cinemathèque "Quand Fellini revait de Picasso" fino al 28 luglio
Mostra Alla Cinemathèque "Quand Fellini revait de Picasso" fino al 28 luglio
Destini incrociati: intellettuali o fantasmatici, evocati ora sul Magazine Littéraire (Mary & Percy Shelley, Alice & Lewis Carroll, De Beauvoir-Sartre, Marilyn-Miller) quasi tutti a protagonista donna. Un «Continente», secondo Fellini e il suo harem in 8 e mezzo: fantasma maschile assoluto, la donna è il trait-d’union di altre due coppie d’arte, celebrate in questi mesi in Francia, con due grandi e belle mostre: Bernard Buffet & Jean Couty a Lione, Federico Fellini & Pablo Picasso a Parigi.
La prima mette a confronto, al Musée Jean Couty, due star della pittura figurativa del secolo scorso, sostanzialmente parallele nei temi e nell’idea dell’arte. Sia Buffet (1928-99) che Couty (1907-91), vincitori del Prix de la Critique (una specie di Goncourt della pittura), sono sacerdoti del disegno e del colore, nella tradizione (ma attualizzata) dei grandi maestri del passato (celebre il remake di Buffet della Lezione di anatomia di Rembrandt). Al cuore di entrambi, i valori umani – a brandelli nel dopoguerra, dopo la macina nazista – che li portano a raggiungere nel 1949 il gruppo dell’Homme témoin, con un massiccio ritorno al soggetto, dove la donna – moglie, figlia, modella – è regina.
Il Picasso-Fellini della Cinémathèque è un dialogo ideale e a distanza. Alimentata da tre sogni che il regista descrive nelle interviste e trasforma in immagini nel suo Libro dei sogni, l’incombenza di Picasso in Fellini – da lui sentito come artista demiurgo – trova la sua dimostrazione in due sequenze iconiche del Satyricon : la pinacoteca, in cui «la coppia Marte e Venere – sottolinea la curatrice Audrey Norcia – è un richiamo al Picasso classico degli anni 20» e il labirinto, «diretta discendenza del Picasso surrealista degli anni 30».
Orgoglio della mostra parigina, la casseruola priapica di Danilo Donati e i costumi e le maschere del Satyricon, mai usciti finora dalle collezioni della Cinémathèque, a fianco di opere inconsuete di Picasso come il bronzo ‘primitivo’ della Donna incinta. Rigogliose le parentele e le affinità. Prima fra tutte, la donna-dea. Modella (o attrice), musa, compagna, è, in entrambi, divinità antica, Menade e Venere, Anita Ekberg e Jacqueline Roque. All’interno del comune ring maschio-superfemmina, si amplificano altre ossessioni: l’Antichità, per entrambi ribalta lontana per parlare di noi («fantascienza di ieri », per Fellini) e il circo (cui s’aggancia un altro tête-à-tête, il Calder-Picasso al Musée Picasso). Clown, acrobati, domatori, artisti di strada cadenzano il cammino fantastico dei due autori, sull’onda di Nino Rota: festa postuma di due artisti – Picasso cinesta in pectore, Fellini pittore del cinema – che non si sono mai conosciuti ma mai ignorati, che hanno anzi costruito, sulle mitologie dell’altro, le proprie.
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