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Il cereale affidabile, oggi superfood, è tra le prime piante domesticate

Agricoltura Nel 5000 a.C. in Cina era un alimento base, nei paesi europei durante il Medioevo

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 18 gennaio 2024

L’anno internazionale del miglio appena concluso si è focalizzato sulle specie più comunemente coltivate nel mondo. Sono tante. Miglio indiano (Eleusine coracana) originario del Sudan, ora diffuso in Uganda, Kenya, Tanzania, India e Nepal. Miglio perlato (Pennisetum glaucum), originario dell’Africa occidentale, tuttora coltivato nei tropici semi-aridi di Africa e Asia. Miglio a coda di volpe (Setaria italica), originario della Cina, presente in Cina, India, Afghanistan, Giappone, Corea, Georgia.

MIGLIO PICCOLO (Panicum sumatrense), originario della penisola indiana e tuttora là diffuso, oltre che a Myanmar, in Malaysia e in Cina. Teff (Eragrostis tef), originario dell’Etiopia, coltivato soprattutto nel Corno d’Africa, ma anche in Australia, India, Sudafrica, Stati uniti. Fonio nero (Digitaria iburua), originario dall’Africa occidentale e oggi soprattutto coltivato in Nigeria e Niger ma anche in Benin, Camerun, Costa d’Avorio e Togo. Miglio kodo (Paspalum scrobiculatum), originario dell’India e attualmente coltivato ai tropici e subtropici. Fonio bianco (Digitaria exilis), originario dell’Africa occidentale, ora diffuso in Guinea, Nigeria, Mali, Burkina, Costa d’avorio, Niger, Benin, Senegal e Guinea Bissau. Miglio giapponese (Echinochloa esculenta), originario dell’Asia tropicale e tuttora coltivato in Giappone, India, Cina e nelle due Coree. Lacrima di Giobbe (Coix lacryma-jobi), originaria della regione dell’Indo-Myanmar, utilizzata come alimento ma anche a scopi curativi in tutta l’Asia.

IL PANICUM MILIACEUM dal canto suo, è originario del Nord della Cina ed è coltivato anche in Italia e altri paesi europei (soprattutto a Est, comprese Ucraina e Russia), oltre che in India, Nepal, Medioriente, Turchia. Il cugino sorgo (Sorghum bicolor), originario delle savane sudanesi e oggi coltivato soprattutto in Nigeria, Usa, Sudan, Europa, è ugualmente compreso nell’anno internazionale.

CHICCHI DI MIGLIO di oltre 8000 anni sono stati trovati lungo il fiume Nilo e in siti archeologici in Mongolia. Nel 5000 a.C. le popolazioni della Cina lo utilizzavano come alimento base; la prima testimonianza scritta sul miglio, del terzo millennio a.C., lo indica come una delle cinque colture sacre cinesi insieme a soia, riso, grano e orzo. E in Africa occidentale fin da tempi remoti è stato coltivato il fonio, alimento sul quale contare nel periodo difficile prima del raccolto di altri cereali. Recenti scoperte archeologiche hanno confermato la presenza del miglio perlato nel nord del Mali circa 4500 anni fa. La coltivazione del sorgo, anch’esso parte dell’Anno internazionale Onu, ha probabilmente preceduto, circa 6000 anni fa nel Sahel, lo sviluppo di altre colture di bas.

IN EUROPA NEI PERIODI di carestia si faceva ricorso anche al Milium effusum, una specie selvatica delle regioni temperate. Durante il Medioevo, il miglio divenne un cereale di base nel continente europeo. A Venezia, il Fontego del Megio (fondaco del miglio), costruito nel XIII secolo, fu inizialmente adibito a magazzino del grano ma nel 1540, in attuazione di una delle prime politiche di prevenzione delle carestie, fu trasformato in magazzino del miglio, da utilizzarsi soprattutto nei periodi difficili. Le sue scorte si rivelarono particolarmente utili durante le carestie. Ma nella lunga storia della Repubblica i veneziani in genere snobbarono il cereale dai piccoli chicchi.

IN SEGUITO LE VARIE specie di miglio quasi scomparvero dall’alimentazione dei popoli occidentali. In tempi recenti gli unici a non trascurarle, da queste parti, sono stati i vegetariani. Solo di recente il «cibo per canarini» ha acquisito la fama di superfood. In effetti, è una ricca fonte di nutrienti: oltre ai carboidrati, fibre, minerali, vitamine, proteine. Tutto senza glutine. Resta largamente consumato in Asia, in Africa e anche in Europa Orientale, con un trend in discesa.

PREFERENZE ALIMENTARI e stili di vita sono cambiati. Ma il ritorno a «diete decolonizzate» riporta in auge questi piccoli cereali.

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