Politica

Il caso Socialisti non si chiude mai

Appartenenze Epifani: organizziamo noi il congresso Pse. Castagnetti: ma se non aderiamo? A marzo a Roma prevista l’incoronazione (simbolica) di Schulz. Alla cui scelta i dem. non hanno potuto partecipare

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 10 novembre 2013

Il Pd organizzerà il prossimo congresso del Partito socialista europeo, che si terrà a Roma. La curiosità è che il Pd non aderisce al Partito socialista europeo, essendo trattenuto sulla soglia dalla fazione ex democristiana. Non fa parte neanche delle organizzazioni affiliate o degli osservatori. Formalmente è un estraneo – per l’Italia nel Pse siedono i piccoli socialisti – anche se sostanzialmente ha legami a doppio filo con l’organizzazione attualmente guidata dal bulgaro Stanishev. Il Pse ha accolto per anni gli ex comunisti italiani, D’Alema guida ancora la fondazione culturale che dei socialisti europei è emanazione. Il tema dell’appartenenza europea dei democratici non ha trovato però una soluzione stabile, e non è bastato agli italiani ottenere la modifica della denominazione del gruppo parlamentare di Strasburgo – che ora si chiama gruppo dei socialisti e dei democratici – per chiudere le polemiche casalinghe.

Ieri Epifani si è mosso come se il problema non ci fosse. Forte del fatto che tutti e quattro i candidati alle primarie si sono espressi per l’adesione al Pse, ha annunciato direttamente che il Pd organizzerà il prossimo congresso degli eurosocialisti. Le polemiche sono cominciate ancora prima che qualcuno facesse caso al fatto che il prossimo congresso del Pse non sarà un vero e proprio congresso politico. Ma la ratifica di una scelta già fatta alla quale il Pd non ha potuto partecipare, un’acclamazione del prossimo candidato (informale) alla guida della Commissione europea, Martin Schulz.

Epifani era a Milano, partecipava a un’iniziativa del candidato Cuperlo. «Tra febbraio e marzo avremo l’onore di organizzare a Roma, per la prima volta, il congresso del Pse», ha detto. La data prevista è il 1 marzo. Schulz – che adesso presiede il parlamento europeo – è stato l’unico ad avanzare la sua candidatura sulla base delle regole che il Pse si è dato da ben due anni per selezionare un «papabile» per la Commissione europea. In pratica il Pse farà partire da Roma la sua campagna elettorale per le europee di maggio. L’indicazione di Schulz è una forzatura sul genere della candidatura a premier in Italia. Anche con le nuove regole di Lisbona, infatti, che saranno applicate per la prima volta, il potere di nomina del presidente della Commissione è rimasto al Consiglio europeo. I capi di governo dovranno però «tenere conto» dei risultati delle elezioni europee, e i socialisti contano di vincerle. Il Pd cerca di accodarsi e gli eurosocialisti cercano di aiutarlo, offrendo in dote la sede romana del congresso. Dovrebbe servire a vincere le ultime resistenze. Che ieri si sono manifestate pochi minuti dopo il discorso di Epifani.

Il primo a protestare è stato Castagnetti, l’ultimo segretario dei popolari. «Non mi pare che il Pd abbia mai deliberato di iscriversi al Pse», ha fatto semplicemente notare. Dietro di lui un altro ex Dc, Fioroni, che dunque si è chiesto se «il Pd è un’agenzia di grandi eventi». Ma persa subito la voglia di scherzare ha parlato addirittura di «grave blitz che annulla l’atto fondativo del Pd». Anche perché Epifani ha detto anche che l’organizzazione del congresso è «il segno di un’appartenenza che dice quali sono le nostre radici e i nostri legami». Sarà pure un traghettatore neutrale, ma soprattutto il segretario è un ex socialista che si spinge dove Bersani non aveva osato mai. Molti ancora i commenti negativi, per lo più provenienti da dirigenti vicini a Fioroni, ma anche da un ex popolare schierato con Cuperlo come Gasbarra. A Fioroni replica Pittella, uno dei quattro candidati alla segreteria e anche vicepresidente per il socialisti e democratici dell’europarlamento. «È un provocatore, ci risparmi almeno il film già visto con Rutelli il quale prima ha bloccato l’ingresso del Pd nel Pse e poi se n’è andato».

Castagnetti, il primo critico, è adesso schierato con Renzi. Ma altri parlamentari più vicini al sindaco di Firenze, come Dario Nardella, hanno assicurato già da tempo che il loro Pd starà con i socialisti. Anche Renzi ha detto cose del genere in televisione, ma con meno precisione (ha parlato dell’Internazionale socialista che nel frattempo ha lasciato il passo all’«Alleanza dei progressisti»). E soprattutto era lui che qualche anno fa lasciava prevalere la sua matrice popolare e polemizzava duramente contro chi voleva il Pd nel gruppo socialista europeo. Si trattava di Martin Schulz.

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