Il carbone sotto l’albero di Bruxelles
Greenpeace Babbo Natale è arrivato in anticipo a Bruxelles, ma si è ricordato solamente delle grandi aziende energetiche che bruciano carbone, petrolio e gas. Dei cittadini di tutta Europa che vogliono […]
Greenpeace Babbo Natale è arrivato in anticipo a Bruxelles, ma si è ricordato solamente delle grandi aziende energetiche che bruciano carbone, petrolio e gas. Dei cittadini di tutta Europa che vogliono […]
Babbo Natale è arrivato in anticipo a Bruxelles, ma si è ricordato solamente delle grandi aziende energetiche che bruciano carbone, petrolio e gas.
Dei cittadini di tutta Europa che vogliono autoprodurre energia da fonti rinnovabili si è incredibilmente dimenticato. Così si potrebbe commentare l’esito del Consiglio europeo per l’energia che si è tenuto lunedì 17 dicembre nella capitale belga. I ministri dei 28 Paesi Membri hanno sciolto la riunione a tarda notte, sintomo di una discussione accesa, il cui risultato ha scontentato perfino il Parlamento europeo e la Commissione, che hanno apertamente denunciato la mancanza di ambizione del Consiglio.
D’altronde non si può commentare diversamente, visto che i ministri hanno adottato un accordo preliminare che conferma il cosiddetto capacity mechanism – ossia incentivi alle centrali fossili per rimanere in stand-by – sostanzialmente senza vincoli temporali nel breve periodo (si parla di 2030) e neppure vincoli legati al livello di inquinamento delle centrali.
Dunque soldi pubblici per tutti: per le più inquinanti centrali a carbone d’Europa, ma anche per quelle che verranno costruite nei prossimi anni. Nessuna menzione concreta per le energie rinnovabili: né per quanto riguarda l’obiettivo EU al 2030, né circa il supporto a cittadini, cooperative e comunità che vogliono autoprodurre energia da fonti rinnovabili.
L’Italia ha espresso posizioni decisamente negative – con il ministro Calenda che non era neppure presente a Bruxelles – non battendosi per un migliore accordo sul tema degli energy citizens e chiedendo esplicitamente di innalzare la soglia d’inquinamento ammessa per le centrali per accedere ai sussidi.
In pratica: se bruci carbone o gas non importa quanto inquini, avrai comunque degli incentivi, se invece sei un cittadino che vuole installare pannelli fotovoltaici sul tetto della propria casa, non troverai nessun supporto. Dunque, visto che questo provvedimento, se fosse così approvato, porterebbe solamente più gas e carbone nelle bollette degli italiani, risulta davvero paradossale il nome che gli è stato attribuito: «Clean energy for all Europeans».
Ad essere onesti però il pacchetto di misure non nasceva così negativo, la proposta della Commissione era più precisa ed ambiziosa, e il Parlamento Europeo aveva anche chiesto di innalzare l’obiettivo al 2030 per la produzione di energia da fonti rinnovabili (stessa richiesta pervenuta peraltro da moltissime aziende). Al momento la posizione più retrograda è espressa proprio dal Consiglio, cioè dai vari governi nazionali. Ma non tutto è perduto: il prossimo anno sono attesi altri due voti del Parlamento Europeo e un Consiglio Europeo su questo tema. Poi prenderà il via il cosiddetto «trilogo», ossia i negoziati tra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo. Lì si deciderà il futuro, energetico e non solo, di tutta Europa
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