Il Capitano bambino diventa uomo, l’addio commovente di Totti
Il discorso integrale del capitano della Roma Concedetemi un po' di paura. Questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore. Quello che mi avete sempre dimostrato (lo stadio esplode, spontaneo, "Noi non ti lasceremo mai", ndr). Con il vostro affetto riuscirò a voltare pagina sicuramente e a buttarmi in una nuova avventura
Il discorso integrale del capitano della Roma Concedetemi un po' di paura. Questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore. Quello che mi avete sempre dimostrato (lo stadio esplode, spontaneo, "Noi non ti lasceremo mai", ndr). Con il vostro affetto riuscirò a voltare pagina sicuramente e a buttarmi in una nuova avventura
Alle 20:37 del 28 maggio 2017 sul prato dello Stadio Olimpico di Roma, gremito in ogni posto, prende la parola il Capitano.
“Shhhhh, è facile per voi (ride, ndr). Eh, ci siamo. E’ arrivato il momento. Si sente? Sì, sembra un concerto. Purtroppo, è arrivato questo momento che speravo non arrivasse mai. Purtroppo è arrivato.
In questi giorni ho letto tantissime cose su di me, belle, bellissime. Ho pianto sempre, tutti i giorni, da solo, come un matto. Perché 25 anni non si dimenticano così.
Con voi dietro le spalle che mi avete spinto nel bene e nel male, anche nei momenti difficili, soprattutto. E per questo voglio ringraziarvi tutti quanti, qua, anche se non è facile (piange, ndr).
Lo sapete che non sono di tante parole, però le penso (sorride, ndr). E in questi giorni con mia moglie ci siamo messi a tavolino. Le ho raccontato un po’ di cose, un po’ di anni vissuti con questa maglia, questa unica maglia.
Anch’io ho scritto, abbiamo scritto, una lettera per voi, non so se riuscirò a leggerla, ci provo. Se non finisco la finirà mia figlia Chanel, che non vede l’ora di leggerla.
Devo prendere fiato, scusatemi, non è facile (lo stadio intona “Totti gol Totti gol”, lui abbraccia la figlia più piccola, ndr). Vado, sennò si fa troppo tardi. Avete fame, è ora di cena (ride, ndr). Io starei qua altri 25 anni!
Grazie, Roma. Grazie a mamma e papà, grazie a mio fratello, ai miei parenti, ai miei amici.
Grazie a mia moglie e ai miei tre figli. Ho voluto iniziare dalla fine, dai saluti, perché non so se riuscirò a leggere queste poche righe.
È impossibile raccontare 28 anni di storia in poche frasi.
Mi piacerebbe farlo con una canzone o una poesia, ma non sono capace di scriverle.
Ho cercato in questi anni di esprimermi attraverso i miei piedi, con i quali mi viene tutto più semplice. A proposito, sapete qual era il mio giocattolo preferito? Il Pallone!
Lo è ancora. Ma a un certo punto della vita si diventa grandi. Così mi hanno detto, che il tempo l’ha deciso. Maledetto tempo!
È lo stesso tempo che quel 17 giugno 2001 avremmo voluto passare in fretta (il giorno del terzo scudetto della Roma, ndr). Non vedevamo l’ora di sentire l’arbitro fischiare per tre volte, mi viene ancora la pelle d’oca a ripensarci.
Oggi questo tempo è venuto a bussarmi sulla spalla dicendo che dobbiamo crescere. Da domani sarai grande. Levati pantaloncini e scarpini, perché tu da oggi sei un uomo e non potrai sentire l’odore dell’erba così da vicino, il sole in faccia mentre corri verso la porta avversaria, l’adrenalina che ti consuma e la soddisfazione di esultare.
Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno. Avete presente quando siete bambini, state sognando qualcosa di bello e vostra madre vi sveglia per andare a scuola? Mentre voi volete continuare a dormire e provate a riprendere il filo di quella storia e non ci si riesce mai? Stavolta non era un sogno, ma realtà.
Io voglio dedicare questa lettera a tutti voi, ai bambini che hanno tifato per me, a quelli di ieri che ormai sono cresciuti e forse sono diventati padri. E a quelli di oggi che magari gridano Totti-gol (lo stadio si infiamma, ndr).
Mi piace pensare che la mia carriera diventi per voi una favola da raccontare…
Questo è il pezzo più brutto. Ora è finita veramente.
Mi levo la maglia per l’ultima volta. La piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai.
Scusatemi se in questo periodo non ho rilasciato interviste e chiarito i miei pensieri, ma spegnere la luce non è facile.
Adesso ho paura. Non è la stessa cosa che si prova di fronte alla porta quando devi segnare un calcio di rigore.
Questa volta non posso vedere attraverso i buchi della rete cosa ci sarà dopo.
Concedetemi un po’ di paura.
Questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore. Quello che mi avete sempre dimostrato (lo stadio esplode, spontaneo, “Noi non ti lasceremo mai”, ndr). Con il vostro affetto riuscirò a voltare pagina sicuramente e a buttarmi in una nuova avventura.
Ora è il momento di ringraziare tutti i compagni di squadra, i tecnici, i dirigenti, i presidenti, tutte le persone che hanno lavorato accanto a me in questi anni, i tifosi, la Curva Sud, un riferimento per noi romani e romanisti.
Nascere romani e romanisti è un privilegio. Fare il Capitano di questa squadra è stato un onore.
Siete e sarete sempre nella mia vita. Smetterò di emozionarmi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre lì con voi.
Ora scendo le scale, entro nello spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e che lascio adesso, che sono un uomo.
Sono orgoglioso e felice di avervi dato 28 anni d’amore (piange, ndr).
Vi amo!”.
Poi, al centro del campo, infila la fascia di capitano sul braccio di Mattia, 11 anni, il più giovane capitano delle giovanili della Roma.
La photogallery della serata
foto As Roma – Xinhua – LaPresse
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