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Il «campo largo» per il futuro dell’agricoltura europea

Il «campo largo» per il futuro dell’agricoltura europea

A Bruxelles Un documento condiviso da 14 associazioni. 13 raccomandazioni alla nuova Ue su ambiente, benessere animale, agricoltura biologica, agroecologia, salute

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 12 settembre 2024

Le molteplici crisi indurranno una vera e giusta transizione agroecologica in Europa? Avviato mentre dilagavano le proteste agricole, il Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nella Ue si è concluso giorni fa con la presentazione del documento finale, «A shared prospect for farming and food in Europe», da parte della presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Sorprende il raggiungimento di questa «prospettiva condivisa», vista l’estrema eterogeneità dei 29 soggetti coinvolti nel processo partecipato del Dialogo: ambientalisti, sindacati, rappresentanti del mondo del business, accademici e banche. Da un lato Ifoam (Federazione dei movimenti per l’agricoltura biologica), Greenpeace, Birdlife, La Vía Campesina Europa- Ecvc, Eurogroup for Animal Welfare, Compassion in World Farming, Slow Food. Su tutt’altro lato, le grandi organizzazioni agricole riunite nel Copa, il Geopa come gruppo dei datori di lavoro del Copa, la confederazione dell’industria alimentare europea FoodDrink Europe, la voce del mondo della distribuzione Eurocommerce, la coalizione dell’industria delle sementi EuroSeeds.

Il documento finale, 105 pagine con 13 raccomandazioni, è stato ben accolto da 14 organizzazioni italiane che lavorano su ambiente, benessere animale, agricoltura biologica, agroecologia, salute: Aiab, Associazione italiana di agroecologia – Aida, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, Compassion in World Farming (Ciwf) Italia, FederBio, Greenpeace, Isde, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia, Terra!, Wwf Italia. «L’ampia condivisione dei contenuti da parte del mondo agricolo e ambientalista è un segnale importante», per una «transizione agroecologica che veda uniti agricoltori e consumatori, necessaria e non più rimandabile a beneficio di tutti: ambiente, animali, società, aziende». Questo se le raccomandazioni del Dialogo saranno la base per costruire la futura politica agricola comune (Pac).

La Pac post-2027 dovrà, ripetono le associazioni sottolineando passaggi dal documento, «cambiare radicalmente, a iniziare dall’abbandono degli attuali pagamenti diretti basati sulla superficie agricola utilizzata». In effetti, secondo la raccomandazione 3 del Dialogo, la Pac dovrebbe concentrarsi su tre obiettivi: sostegno mirato al reddito degli agricoltori che ne hanno più bisogno; promozione di risultati utili alla collettività in termini sociali, ambientali e di benessere degli animali; creazione di condizioni favorevoli per le aree rurali». Ed ecco i consumatori: la raccomandazione 6 propone politiche per rendere accessibile e attraente la scelta alimentare sana e sostenibile, incentivando anche la «tendenza in corso nella popolazione europea verso la riduzione del consumo di prodotti animali e un aumento di interesse per le proteine vegetali». Etichettature, sgravi fiscali, scelte negli appalti pubblici sono evocati come strumenti; e così la revisione della legislazione in materia di benessere animale. Non fino alla riconversione della zootecnia intensiva, però. Ciwf ricorda alla Commissione l’urgenza di concretizzare la promessa eliminazione delle gabbie negli allevamenti europei. Le raccomandazioni 7, 8, 9, 10 del documento del Dialogo chiedono interventi e fondi per le pratiche agricole sostenibili a livello di clima, ecosistemi, risorse, biodiversità (e anche paesaggio) e per l’agricoltura resiliente allo stress idrico con approcci innovativi – sul ruolo chiave dell’innovazione si pone enfasi.

Naturalmente, si attende la messa a terra, continuano le associazioni: «Commissione e Parlamento dovranno dimostrare di essere capaci di tradurre in azione concrete e coerenti i principi indicati», comprese le risorse le iniziative di protezione e ripristino degli ecosistemi europei (vedi la Restoration Law in vigore da agosto). E si chiede allo stesso governo italiano di aprire su questa base un confronto sul futuro.

Anche la vía campesina Europa trova nel documento collettivo dei 29 «progressi positivi in settori chiave per la transizione agricola», a partire dal «miglioramento del reddito degli agricoltori e dal garantire loro prezzi che coprano i costi di produzione» rafforzando nella catena alimentare il ruolo di chi coltiva. Ma per questo, insiste Ecvc, occorre una regolamentazione del mercato, con gestione dell’offerta e prezzi minimi di sostegno. Bene il ricambio generazionale e gli ambienti rurali da rendere attrattivi (raccomandazione 12), ma il documento del Dialogo «non riconosce il fatto che l’Europa ha bisogno di più agricoltori e di una strategia conseguente». I sistemi pubblici di consulenza e formazione «dovrebbero concentrarsi sull’agricoltura biologica e sull’agroecologia». Occorre anche una Direttiva europea sui terreni agricoli per favorire l’accesso alla terra. Ma nel rapporto, sottolinea il sindacato contadino, «restano centrali la competitività e la logica della concorrenza». Che abbattono prezzi e redditi agricoli, a scapito di salute e ambiente. Eppure, il cibo non è una merce.

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