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Il Calenda raddoppiato

Il Calenda raddoppiato

Il colonnino infame La campagna elettorale per sindaco di Roma parte all'insegna di un mistero...

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 12 giugno 2021

Nonostante l’evidenza di buche e monezza, di topi a spasso, cinghialotti in libera uscita, tombini attappati, bombe d’acqua e autobus che prendono fuoco come lo Spirito Santo, la campagna elettorale per sindaco di Roma parte all’insegna di un mistero. Il Mistero che in questi giorni attanaglia gli attoniti romani inchiavardati nel traffico o in bilico sui monopattini, seduti a smart-working o in piedi ai banconi dei bar: «ma tutti ‘sti faccioni de ‘sto candidato co’ sotto scritto Calenda, che tanto somìja a Calenda ma nun po’ esse Calenda… oh! ma chi cacchio è?» Molto più giovane, assai più magro, dal candido incarnato luminescente e con un’inquietante sguardo da alieno: è Calenda fotoshoppato da un nerd, o un nerd travestito da Calenda? Domanda non oziosa visto che altro faccione di ben altro Calenda, sanguigno e piuttosto cicciottello, già da tempo imperversa pei massimi talk-show del belpaese pontificando di socialismo liberale.

Mentre quello digitalizzato sui manifesti (come a suo tempo la Meloni), strizza l’occhio in puro stile Atreju con l’inconfessabile fine di liberarci dal socialismo tout court. Ma pur sommandoli, i due Calendi garbano -a rigor di sondaggi- a un 2,5% di italiani mezzi adulti e mezzi vaccinati; percentuale non trascurabile anche se -a rigor di schede scrutinate- per sistemarsi in camera con vista sul Marco Aurelio a cavallo, gli manca un non meno trascurabile 47,51%. Riusciranno i due Calendi furbamente tirati su da Montezemolo come un sol uomo (prima in Ferrari, poi in Confindustria e nel suo braccio politico armato «Italia Futura», poi ceduto al prof Monti indi infiltrato nel governo di «sta sereno Enrico», poscia renziano e finalmente azioniano in proprio) ad accomodarsi sulla sciupata poltrona della Raggi? Numeri alla mano, mission impossible.

Per cui, ai due Calendi non resta che sedere su entrambe rive del biondo Tevere e attendere. Cosa? Il secondo turno ça va sans dire… quando sia l’originale cicciottello che la sua versione smilza, entrambi mollemente sdraiati sulle due sponde del fiume, vedranno passare i cadaveri dei nemici. A quel punto Confindustria potrà giocarsi la carta del suo «Machurian candidate» vuoi a destra, vuoi a manca (nomen omen). E alla bisogna il suo volto sarà vuoi quello sanguigno e cittottello della tv che ciancia di socialismo liberale citando Rosselli e Gobetti, vuoi quello pallido e incavato dei manifesti che vuol liberarci dal socialismo tout court. Come Craxi e Renzi prima di lui.

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