Il calcio femminile diventa professionista
Sport Una buona notizia per lo sport italiano, che mette in secondo piano un’incredibile figuraccia durata troppi anni.
Sport Una buona notizia per lo sport italiano, che mette in secondo piano un’incredibile figuraccia durata troppi anni.
Una buona notizia per lo sport italiano, che mette in secondo piano un’incredibile figuraccia. Dopo anni di richieste, di un movimento svilito e poco ascoltato, da ieri il calcio femminile italiano entra nel professionismo. Si cambia, dall’1 luglio inizia il percorso del calcio femminile tra i professionisti, con il passaggio effettivo dalla stagione 2022/2023. La figuraccia arriva dai club di Serie A, che dopo aver assicurato appoggio, dunque i voti a favore nel consiglio federale per il passaggio al professionismo delle donne, si sono improvvisamente tirati indietro. L’incipit di una bagarre, con il presidente della federcalcio, Gabriele Gravina, che si è adirato con i consiglieri della A – ovvero Claudio Lotito, presidente della Lazio e Beppe Marotta, dirigente dell’Inter -, una scenetta poco decorosa che ha poi spinto il presidente della A, il neoeletto Lorenzo Casini, a chiedere un nuovo voto. Al secondo giro, forse dopo aver compreso l’ennesimo danno d’immagine, sono arrivati tutti i voti a favore. Voto unanime con il via alle giustificazioni di rito: “è stato solo un malinteso”, ha assicurato il patron della Lazio.
L’ITER per il professionismo nel calcio femminile è stato avviato dal consiglio federale della Figc del 9 novembre del 2020. La prima federazione nello sport italiano, ha ricordato Gravina, nessun’altra federazione prevede lo status di professionista per le atlete. Parte così una rivoluzione che avvicinerà il movimento femminile a risorse decisamente più importanti, a sponsor che potranno sostenere il movimento, nonché – come spera la federcalcio – a un corposo incremento delle iscritte, cresciute anche sulla scia dei risultati della nazionale, qualificata ai Mondiali di tre anni, con arrivo sino ai quarti di finale della competizione. Il contratto da professionista porterà in dote alle calciatrici tutele, legali e sanitarie. Con la firma sul contratto di lavoro subordinato potranno beneficiare della pensione statale, con i contributi che saranno versati dalle società calcistiche, che a loro volta si vedranno incrementare la voce in bilancio sui costi per le tesserate. Le calciatrici saranno un asset patrimoniale per i club, investimenti, quindi si inizierà a parlare del valore di mercato delle atlete, parametri zero, plusvalenze, minusvalenze. Il passo in avanti pone il calcio femminile italiano sulla strada dei movimenti nordeuropei o di altri paesi come Stati uniti – dove è stata stabilita anche la parità di retribuzione tra uomini e donne – o Germania. Oppure come in Inghilterra, dove da due anni la federazione ha varato una riforma che impone ai club di Premier League di sottoscrivere accordi da professioniste con le calciatrici, garantendo così una tutela salariale e contributiva.
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