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Il «biscottone» Sky-Mediaset nel mirino della finanza

Il «biscottone» Sky-Mediaset nel mirino della finanza

Diritti Tv Perquisizioni a raffica per la spartizione satellitare-digitale 2015-2018. «Infront è Galliani». Il gigante gestito da un amico dell’ad del Milan avrebbe fatto perdere alla Lega 150 milioni.

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 20 maggio 2015

Una lente d’ingrandimento sulla vendita dei diritti televisivi del pallone. Che portano nelle casse dei club di Serie A assegni a nove cifre da Sky e Mediaset, spartitesi per un bel pacco di euro, con il placet della Lega Calcio, la scorsa estate, la Serie A nel triennio 2015/2018. Una suddivisione della torta che in questi mesi non ha convinto l’Antitrust: Sky e Mediaset sono sul tavolo di un’istruttoria, assieme alla Lega Calcio, con ispezioni della Guardia di Finanza nelle sedi di Milano e Roma della stessa Lega calcio, Sky Italia, Infront Italy, Reti Televisive Italiane, Mediaset e Mediaset Premium.

La tesi: ci sarebbe stato un accordo restrittivo sulla concorrenza tra Mediaset e Sky che avrebbe violato le disposizioni europee, violazione dell’articolo 101, comma 1 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, volta eventualmente a condizionare e alterare gli esiti della procedura di assegnazione e a escludere i potenziali nuovi entranti, in modo da pregiudicare il commercio intracomunitario. L’Antitrust si sarebbe attivata dopo aver ascoltato la telefonata del presidente della Lazio e consigliere Figc Claudio Lotito che si vantava di aver fatto parlare Rupert Murdoch, patron di Sky e Silvio Berlusconi, capo Mediaset. In sostanza, Sky e Mediaset si sarebbero accordate per scongiurare l’inserimento nel mercato di altre televisioni, garantendosi lo status quo sui diritti tv italiani. Sky si aggiudicava l’intero campionato sul satellite, a Mediaset finivano le partite delle migliori otto squadre di serie A sul digitale terrestre.

L’accordo, ben prima della task force tra Guardia di Finanza e Antitrust, aveva fatto tanto discutere, una sorta di «biscottone» mediatico tra Mediaset e Sky ai danni di altri concorrenti, come Eurosport o Fox Sports. Con la Lega Calcio che per il triennio di partite incassava 945 milioni di euro (572 dalla piattaforma satellitare di Rupert Murdoch, gli altri da Mediaset) anziché i 1.100 milioni offerti dai vari concorrenti, una cifra inferiore anche alla base d’asta prestabilita, 954 milioni. In seguito all’accordo, Sky rinunciava a far concorrenza a Mediaset sul digitale terrestre. Ma secondo la procedura per l’assegnazione dei diritti televisivi (l’apertura delle buste) Sky avrebbe dovuto trasmettere le partite del campionato di Serie A sulle piattaforma satellitare e digitale terrestre (pacchetti A e B), mentre a Mediaset, che aveva presentato l’offerta più alta solo per un altro pacchetto, sarebbero spettate le restanti partite su tutte le piattaforme.

L’assetto definitivo, come ricordato prima, è ribaltato: il pacchetto satellitare (A) è stato assegnato a Sky, il pacchetto digitale terrestre (B) è andato a Rti, mentre il pacchetto D (esclusiva su 12 squadre minori di A) è finito a Rti e poi da questa ceduto a Sky.
Questa ripartizione ha fatto drizzare le antenne dell’Antitrust. Perché non è finito tutto sulle reti Sky, con la Lega che è stata al gioco, pur incassando meno, circa 150 milioni di euro, di quanto previsto? Sulla scena entra il quarto violino della vicenda, Infront, advisor della Lega (socio unico Marco Bogarelli, il deus ex machina del calcio italiano, amico di Adriano Galliani, vicino a Mediaset), giro d’affari 230 milioni di euro annui, una potenza europea nei diritti tv con il compito di preparare il bando per la cessione dei diritti triennali, valore un miliardo di euro, per poi sconfessarlo, avallando la tesi del Biscione: Sky aveva offerto più di tutti ma non poteva aggiudicarsi sia pacchetto su satellite che su digitale.

La stessa Infront collega involontariamente l’inchiesta sui diritti tv all’altro colpo di giornata al pallone italiano, la nuova puntata sul calcioscommesse che arriva da Catanzaro: in una telefonata un ex dirigente di vari club, Vittorio Galigani, spiega al direttore sportivo dell’Aquila Ercole Di Nicola che in realtà Adriano Galliani controlla Infront, «Infront è Galliani». Lo stesso Galliani, assieme a Lotito, muoverebbe come pedine varie società, dal Brescia al Bari, oltre a Salernitana e Lazio, di proprietà di Lotito.

Dunque è un caso che Infront si sia adoperata per mettere d’accordo Sky e Mediaset? Dall’accordo post apertura delle buste, tutti contenti: Sky con otto milioni in più rispetto al precedente contratto si garantiva altre 78 partite. Mediaset spendeva di più per meno partite con la garanzia che Sky rinunciasse allo sbarco sul digitale terrestre con decoder unico.
Si tratta solo di un’indagine alle prime battute ma è un altro punto dolente per il calcio italiano. E tra partite truccate in tutte le categorie, indagini su asta pilotata su diritti tv, dirigenti ai vertici federali che offendono calciatori di colore e calciatrici, presidenti/dirigenti che spostano a loro piacimento date su partite decisive per il finale di stagione sarebbe – come minimo – tempestivo un intervento del presidente del consiglio.

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