Il «benvenuto» a Giorgetti lo danno gli operai Whirlpool
Nuovo Ministro Partiranno in 140 - il massimo per ragioni Covid - da Napoli per la prima manifestazione contro il governo Draghi sotto al Mise
Nuovo Ministro Partiranno in 140 - il massimo per ragioni Covid - da Napoli per la prima manifestazione contro il governo Draghi sotto al Mise
La prima manifestazione sindacale contro il governo Draghi la faranno oggi a Roma i lavoratori della Whirlpool di Napoli.
Partiranno con il treno regionale delle 6 e 20 da Napoli in 140 – il massimo numero spuntato dalla Fiom alle autorità in ragione della pandemia. Arriveranno alle 9 e 10 e si ritroveranno sotto il ministero dello Sviluppo a via Molise e porteranno il loro «benvenuto» al neo ministro leghista Giancarlo Giorgetti, con la speranza – assai remota – di poterlo incontrare.
La loro lotta contro la multinazionale che da novembre ha chiuso lo stabilimento di via Argine va avanti da mesi e non accenna a fermarsi: vogliono continuare a produrre lavatrici di alta gamma nella loro fabbrica. Ora sono 357 e il loro presente è affidato ad una doppia scadenza: la cig Covid a zero ore e il blocco dei licenziamenti a fine marzo che la proprietà è già pronta a sbloccare.
«I lavoratori Whirlpool saranno a Roma, andranno a manifestare sotto il Mise proprio mentre si vota per il nuovo governo, per significare che chiunque sia il ministro, chiunque sia il governo, questa deve essere una priorità – spiega la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David – . È il momento di dare una svolta. Il Recovery Fund non può partire chiudendo le fabbriche che già esistono. Occorrono soluzioni vere per le fabbriche e per quei lavoratori che hanno competenze importanti che devono essere salvaguardate».
«A questo governo – attacca Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl – chiediamo pertanto di far rispettare gli accordi sottoscritti al Mise e di dare risposte a 350 famiglie . Per questo la scelta di Whirlpool di chiudere il sito di Napoli è estremamente grave. Questo drammatico risvolto sociale si somma anche alla pesante inadempienza della multinazionale americana rispetto agli accordi firmati con l’organizzazione sindacale e il Mise nel 2015 e 2018».
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