Cultura

Il baule delle vite degli altri

Il baule delle vite degli altriAntonio Gramsci in un graffito nel Bronx

Figure Un incontro con Antonio Gramsci Jr. Il nipote dell'intellettuale comunista parla del suo libro «Storia di una famiglia rivoluzionaria, Antonio Gramsci e gli Schucht tra la Russia e l’Italia»

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 17 giugno 2014

«Un grosso baule di famiglia portato da Tatiana dall’Italia quando è tornata in Russia»: è la presenza onnisciente di questa Storia di una famiglia rivoluzionaria, Antonio Gramsci e gli Schucht tra la Russia e l’Italia di Antonio Gramsci jr. (Editori Riuniti) che, col passare degli anni e dei ritrovamenti, si arricchisce conducendo a nuove delicate verità. «Gli Schucht avevano l’abitudine di collocare i documenti in un posto sicuro… è un archivio familiare immenso contenente materiale che risale addirittura al Settecento, meticolosamente e sistematicamente conservato».
Antonio Gramsci jr. è riuscito a tirar fuori da questo baule diverse lettere inedite e le ha utilizzate per la sua storia di famiglia. È arrivato alla terza edizione ed è venuto a presentarla presso l’Istituto Gramsci, con il quale ormai collabora assiduamente da più di dieci anni. Il suo è un affascinante affresco pre e post rivoluzionario. Vi si trova di tutto: i rapporti di Gramsci e gli Schucht con Lenin (Gramsci incontrò Lenin prima del Congresso dell’Internazionale Comunista nel 1922, alle ore 18 in presenza di un traduttore, ma della notizia si è avuta larga contezza nel 1972) e di Giulia, Eugenia, Tatiana con l’élite sovietica da Stalin a Krusciov. C’è poi custodita la battaglia per il possesso dei quaderni di Gramsci. Tatiana, infatti, scrisse in una lettera che i Quaderni sarebbero dovuti andare a Giulia per volontà dello stesso Gramsci e avrebbe voluto occuparsene insieme alle sorelle, mentre Togliatti fece in modo che il Comintern li acquisisse; e le due sorelle Eugenia e Giulia confesseranno a Stalin, nel 1940, tutto il loro disappunto con l’intento di impedire che l’eredità letteraria di Gramsci finisse nella mani del partito. Poi, è la volta di un intero capitolo dedicato ai figli, Delio e Giuliano, ma soprattutto al padre di Antonio jr., Giuliano; infine, testimonianze sulla vita sentimentale del nonno e dei rapporti che aveva avuto con Eugenia, prima di abbandonarla per Giulia. Quasi una saga di famiglia alla Tolstoj.
Il nipote di Gramsci è un biologo e musicista – «di musica antica e medioevale» -, una passione trasmessagli dal padre Giuliano che suonava molti strumenti e, in particolare, il clarinetto e il flauto dolce, ma anche dall’intera famiglia Schucht (Giulia, la nonna, era una bravissima violinista e studiò al Santa Cecilia a Roma con Ettore Pinelli). Ma ciò che sbalordisce è che di tutta la famiglia – ha una sorella e anche due cugine, figlie dello zio Delio -, solo lui si occupi del nonno.
Il baule è riuscito a conservare quello che gli uomini avrebbero potuto distruggere per distrazione, incuria o per perseguire passioni e ideali differenti. «Mi sono interessato a mio nonno, pur intendendomene poco perché non ho avuto una formazione umanistica – ha ammesso Antonio Gramsci Jr – . Delle sue opere posso comprendere a pieno solo le lettere ai familiari e alcuni saggi. Studiandolo, sono stato costretto a saltare alcuni passi per me incomprensibili…per esempio, non conosco bene Labriola, non ho tempo di immergermi negli studi degli innumerevoli personaggi che nomina mio nonno. Capisco i saggi dedicati alla Russia e alla rivoluzione russa anche in prospettiva ai rapporti con Gramsci. Ho un forte interesse riguardo la possibilità di approfondire la storia dei miei parenti russi legati a Gramsci: a questo è dedicato il libro. Ho preso io in mano le lettere della nonna, molte sono inedite. Ho analizzato tutto di quel baule… Importantissimi saranno i documenti conservati negli archivi dei nostri servizi segreti e spero prima o poi di avervi accesso».
Ricorda benissimo la nonna Giulia, ma con lei discuteva degli studi e della vita quotidiana, non del nonno; neanche il padre gliene parlava, perché purtroppo non lo aveva potuto conoscere: «Vedevo i libri in casa, ma l’italiano l’ho studiato da adulto; mio padre, immerso nelle ricerche sulla cultura italiana, la storia dell’arte, il Rinascimento, ha trasmesso quella passione anche a me. Mi rendevo conto dell’importanza di mio nonno dai libri e non dai racconti di mio padre che non aveva un granché da aggiungere a quello che già si sapeva dalle biografie. In casa si raccontava che era stato un comunista, che aveva lottato contro il fascismo. Oggi parlo ai miei figli di Antonio Gramsci, ma loro sono giovani e sono attratti più dal computer, dalla musica e dalla biologia. Spero che con gli anni comincino a nutrire un interesse più profondo per quella storia che li riguarda così da vicino».
In Unione Sovietica, Gramsci è conosciuto come martire del fascismo e molto meno come un leader e fondatore del Partito comunista. È molto più noto Togliatti: una intera città porta il suo nome; mentre a Gramsci è dedicata solo una piccola via in una città provinciale. La sua figura viene studiata all’università, presso le facoltà di sociologia, storia, politologia, ma non gli sono dedicate Fondazioni: esistono solo un circolo di intellettuali, società virtuali nei network e alcuni siti entusiasti.
Antonio Gramsci jr ha già in mente un altro libro: «La prossima volta voglio concentrarmi sul carteggio tra Giulia e Antonio; insieme alla Fondazione, abbiamo sistemato tutte le lettere di Giulia, quelle ritrovate qui in archivio, e nel baule di famiglia. Vorremmo metterle insieme trovando le risposte di Gramsci e ricostruire una catena: la lettera di Giulia e subito la risposta di Antonio. È una corrispondenza difficile, perché molte missive sono prive di data, ma per fortuna Giulia era abituata a scrivere diverse bozze e le conservava tutte». E così ritorna il baule onnisciente.

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