Da quando nel 2013 si è manifestato nel Salento, in Puglia, il temibile batterio della Xylella fastidiosa. Si stima che circa 21 milioni di olivi siano morti o siano stati abbattuti per non far dilagare la malattia. Il fenomeno – stando a un’indagine conoscitiva condotta dalla Commissione agricoltura della Camera e pubblicata il 28 marzo scorso – ha interessato circa 750 mila ettari grazie alla velocità con cui si diffonde il batterio da pianta a pianta a opera di un insetto molto comune, la «sputacchina» (Philaenus spumarius) di difficile controllo.

A MEMORIA D’UOMO, L’ULIVO non ha mai subito una minaccia simile. Si tratta di un dramma economico e culturale di una portata inaudita. Molti di questi alberi erano lì da secoli a raccontare la storia di fatica e sudore di tanti contadini. Ora in alcune zone c’è solo desolazione; un paesaggio apocalittico con estensioni infinite di alberi di olivo secchi. Scienziati e tecnici sono alla ricerca di una cura definitiva che al momento è ancora lontana nel divenire. Intanto lo stillicidio delle piante continua.

DI QUESTO SCRIVE STEFANO Martella, giornalista, nel libro La morte dei giganti. Il batterio Xylella e la strage degli ulivi millenari, raccontando che «la moria degli ulivi ha aperto un solco nella popolazione, rivelando isterie collettive e conflitti, e creando un mosaico umano in cui si muovono personaggi che incarnano psicosi, rassegnazione, strenui tentativi di salvare le piante e voglia di ricostruzione».

L’ARRIVO DEL BATTERIO, prosegue, «ha creato un clima di sospetto che ricorda le peggiori faide familiari, in cui ognuno rinfaccia all’altro i suoi interessi come disonesti. Ed è proprio in questo sottobosco emozionale che ha iniziato a serpeggiare la teoria del complotto, della cospirazione».

IL LIBRO E’ SUDDIVISO IN SEI capitoli, in cui si racconta la scomparsa dei più antichi ulivi della Puglia e la disperazione in cui sono sprofondati i loro proprietari. Si spiega come la Xylella è stata scoperta e come è arrivata in Italia, indagando sul traffico internazionale di piante ornamentali e sulle falle di un sistema, quello dell’Unione Europea, che dovrebbe controllare e prevenire l’introduzione di nuovi parassiti sul territorio comunitario. Martella entra anche nel cuore della teoria del complotto. Una reazione che non si può «comprendere se non si analizza il rapporto simbiotico tra questa pianta e la popolazione pugliese, un rapporto che valica i confini dell’agricoltura e si addentra nelle profondità culturali e antropologiche. Il Gigante, 2.000 anni. Il Faraone, 900 anni. Il Grande Vecchio, 400 anni. La Cascata, 800 anni. Il Piede di San Biagio, 500 anni. La Regina, 1.000 anni. La Baronessa, 600 anni. La Torre, 1.000 anni. Questi sono alcuni nomi dei patriarchi, gli alberi plurisecolari, battezzati dai contadini locali in segno di rispetto. Sono stati loro i primi a morire. Il batterio, in pochi mesi, ha cancellato secoli di esistenza e di paesaggio».

DI GRANDE INTERESSE la parte dove traccia il filo della storia che ha portato la popolazione a creare una fusione con l’ulivo: le lotte sociali delle raccoglitrici di olive nei primi del Novecento, che diedero vita a uno dei primi scioperi femministi d’Italia; i fasti di Gallipoli, città diventata sontuosa grazie all’esportazione dell’olio in tutto il mondo.

MARTELLA SI INTERROGA poi sull’epilogo della vicenda con un domani dal quadro fosco. Speranze fragili e grandi aspettative sono poggiate su due varietà, il Leccino e la Favolosa, che sembrano resistenti al batterio. «E mentre la scienza dibatte e la popolazione litiga, proprio in questi mesi – ricorda l’autore – sono in corso le operazioni di eradicazione di milioni di olivi secolari: le grandi distese di olivi non ci sono più, i patriarchi vengono sradicati e in pochi secondi trasformati in trucioli». E intanto il batterio, prosegue, «continua a salire indisturbato verso nord, nella sua marcia di distruzione. Ora è nel cuore della provincia di Bari e preme a ovest verso i confini con la Basilicata».

IL BATTERIO DELLA XYLELLA Fastidiosa minaccia non solo i Paesi mediterranei, ma la maggior parte del territorio dell’Unione Europea. Si tratta di un’emergenza fitosanitaria che se non sarà fermata potrà portare gravi danni a tante piante del vecchio Continente e non solo agli olivi.