Internazionale

La conservatrice del Bardo: «Questo museo è di tutti, noi tunisini lo difenderemo»

Intervista Lamia Fersi, conservatrice del museo che riapre oggi dopo la strage dei turisti: «La lotta al terrorismo è una sfida che riguarda entrambe le rive del Mediterraneo»

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 24 marzo 2015

Dopo il tragico evento, il Bardo di Tunisi riapre oggi le porte. Lo staff diretto da Moncef Ben Moussa, con l’aiuto di volontari, ha lavorato perché ciò fosse possibile in tempi stretti. Lamia Fersi, responsabile del dipartimento fenicio-punico del Bardo e presidentessa dell’Icom (International Council of Museums) Tunisia, racconta che l’attentato ai danni dei turisti è avvenuto proprio all’indomani del rinnovamento che aveva reso il museo più vicino agli standard mondiali.

«Il progetto di ristrutturazione è stato realizzato soprattutto con l’obiettivo di aumentare la capacità di accoglienza dei visitatori – dice Fersi -. Si è provveduto al riassetto di una superficie di circa 9000 metri, nella quale oggi trovano spazio sale per conferenze e concerti, bookshop e locali di animazione pedagogica. Il rinnovo ha consentito di mettere in risalto il palazzo del Bardo, monumento storico del XIX secolo, e le sue preziose decorazioni. Dal punto di vista museografico sono state migliorate la segnaletica, l’illuminazione e la comunicazione multimediale mentre le collezioni sono state installate in un contesto temporale che valorizza anche le epoche precedenti e successive alla civiltà romana. L’ampliamento del museo ha permesso di duplicare le opere e attualmente sono 8000 gli oggetti esibiti. Dopo la crisi del turismo del post-rivoluzione e la ripresa del 2013 – – continua Fersi –, sognavamo di offrire tutto ciò all’ammirazione di un milione di visitatori l’anno ma dopo la strage questa cifra già ambiziosa ci sembra irraggiungibile».

Avete puntato anche sulle collaborazioni internazionali e le attività didattiche.

Abbiamo un partenariato con il Louvre. Il progetto è giunto quasi al termine, sono state restaurate le statue della sala di Cartagine ed è stato svolto un lavoro di formazione che ha preparato un’équipe di giovani tunisini, i quali ora potranno effettuare autonomamente la medesima tipologia di interventi in altri musei del paese. Abbiamo anche un programma con le scuole, attivo già dal 2008. Per gli alunni più piccoli, il nostro servizio pedagogico organizza dei percorsi tematici che comprendono, ad esempio, dei circuiti ludici o sportivi partendo dall’approccio ai mosaici. Vengono inoltre svolti degli ateliers pratici: imparare a fare un mosaico, a fotografare un reperto. Gli allievi partecipano con interesse e passione e tornano al museo con la famiglia o gli amici. Per i Licei invece abbiamo un accordo che consente agli insegnanti di effettuare la lezione di Storia nel museo stesso. Investiamo nell’educazione, è fondamentale che le nuove generazioni abbiano coscienza dell’importanza e della ricchezza del nostro patrimonio affinché possano preservarlo e trasmetterlo a loro volta.

Quali aspettative avete per la riapertura?

Sarà una giornata senza discorsi ufficiali e sigle politiche. Vogliamo che la società civile sia la vera protagonista, come lo è stata nel 2011, quando per le strade oltre alla libertà si reclamava il diritto alla cultura in tutte le sue espressioni. Desideriamo ribadire che il museo appartiene all’umanità intera e noi tunisini siamo qui per difenderlo dal terrorismo. La nostra è anche la cultura della tolleranza e della pace. Le giornate del patrimonio che si svolgeranno tra aprile e maggio ci daranno l’occasione per continuare a testimoniare il nostro impegno. Gli artisti – pittori, musicisti e cantanti – che domani (oggi, ndr) animeranno le visite al museo saranno presenti anche in futuro con iniziative che coinvolgano la cittadinanza.

Quale messaggio volete lanciare invece alla comunità internazionale?

Non c’è archeologo al mondo che non conosca il mosaico di Nettuno o di Virgilio. Chiediamo sostegno ai colleghi ma anche solidarietà da parte degli operatori turistici affinché sappiano che ogni sforzo verrà fatto per migliorare la sicurezza. Malgrado l’attentato, la Tunisia resta un paese accogliente. Davanti a noi c’è il futuro e la lotta al terrorismo è una sfida che riguarda le due rive del Mediterraneo. Da oriente a occidente. Il Bardo è come un faro nel mare e ci ricorda che abbiamo un’identità comune a cui guardare.

Operatori del museo e volontari impegnati per la riapertura del Bardo (foto  Sameh Arfaoui)
Operatori del museo e volontari impegnati per la riapertura del Bardo (foto Sameh Arfaoui)

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